Atto Senato
Interrogazione a risposta orale 3-00606
presentata da
FRANCESCO ZAFFINI
martedì 19 febbraio 2019, seduta n.091
ZAFFINI - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:
la nascita delle residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza (REMS) e la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari (OPG) avrebbe dovuto, nell'intento del legislatore, portare l'Italia fuori dall'orrore dei manicomi criminali, restituendo dignità alle persone internate, in una prospettiva di reinserimento e recupero sociale;
in tal senso, il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1° aprile 2008 aveva previsto che le funzioni sanitarie relative agli ospedali psichiatrici giudiziari fossero trasferite alle Regioni in cui i medesimi erano ubicati, e aveva disposto la restituzione ad ogni Regione della quota di internati di provenienza dai propri territori e la loro presa in carico, attraverso programmi terapeutici e riabilitativi finalizzati all'inserimento nel contesto sociale di appartenenza;
le leggi 17 febbraio 2012, n. 9, e 30 maggio 2014, n. 81, hanno disposto il definitivo superamento degli OPG entro la data del 1° febbraio 2013, prevedendo che, in ciascuna Regione, a decorrere dal 31 marzo 2013, le misure di sicurezza del ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario e dell'assegnazione a casa di cura e custodia fossero eseguite esclusivamente all'interno di apposite strutture sanitarie residenziali deputate ad accogliere i soggetti a cui è applicata dal magistrato tale misura, le cosiddette REMS;
attualmente esistono sul territorio nazionale 30 REMS, che dispongono della metà dei posti che erano in precedenza disponibili negli OPG (600 attuali contro i 1.200 degli OPG) a fronte di un aumento esponenziale dei reati gravi contro la persona, commessi da soggetti affetti da gravi disturbi psichici, con il risultato che i soggetti colpiti da un provvedimento giurisdizionale, che comporta nei loro confronti l'applicazione della misura di sicurezza della REMS, rimangono in libertà per mancanza di posti nelle strutture individuate dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria;
tali soggetti sono di norma autori di reati efferati, affetti da gravi disturbi psichici, con una forte probabilità di porre in essere reati di sangue contro la persona, prosciolti giuridicamente per infermità mentale e per questo sottoposti ad una misura di sicurezza all'esito di un procedimento penale;
a ciò si aggiunga la fattispecie di quei soggetti che, per effetto di più condanne, dopo aver scontato la pena detentiva, dovrebbero essere trasferiti in una REMS ma, per carenza di posti, restano in consegna presso l'istituto di pena, con la Polizia Penitenziaria che si trova a dover affrontare episodi violenti di aggressione al personale;
è del 9 ottobre 2018 una nota del capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, in cui si legge che, alla data del 25 settembre 2018, le aggressioni al personale di Polizia Penitenziaria ammontavano a 485 episodi, con un trend che, se confermato, avrebbe fatto registrare, entro fine anno, 640 episodi. Nella nota si ribadisce come buona parte delle condotte aggressive vengano consumate da detenuti con gravi profili psicologici o psichiatrici, meritevoli di cure e trattamenti terapeutici, che gli ambienti penitenziari non possono garantire;
stessa cosa si dica per i casi di infermità sopravvenuta al condannato durante lo stato di detenzione: il giudice, qualora l'infermità impedisca l'esecuzione della pena in carcere e le patologie psichiche rendano incompatibile qualsiasi piano terapeutico con lo stato di detenzione, può sospendere l'esecuzione della pena e ordinare il ricovero presso la REMS, ma, non essendoci capienza, questi soggetti restano in carcere con le conseguenze descritte,
si chiede di sapere:
quali azioni il Ministro in indirizzo intenda perseguire, nel medio e lungo periodo, per porre rimedio alla cronica carenza di posti nelle REMS;
quali soluzioni intenda concertare, nell'immediato, con l'amministrazione penitenziaria, affinché la stessa possa svolgere il proprio ruolo di garante delle condizioni di legalità e di sicurezza e di presidio di tutela dell'incolumità personale di tutti coloro che, a vario titolo, prestano la propria attività lavorativa o professionale all'interno degli istituti di pena;
quanti episodi di aggressione al personale di Polizia Penitenziaria si siano registrati al 31 dicembre 2018 ed in che percentuale le condotte aggressive siano state consumate da detenuti con profili psicologici o psichiatrici.
(3-00606)