Un paio di settimane fa Lara Magoni l’ha rivista. Lei si ricordava di quella sera a bordo piscina. Lui dice di no. «Io manco so chi è, ci siamo incontrati quell’unica volta», va dritto al punto Giuseppe Passera. Il fatto è che il geometra di fiducia delle carceri lombarde, titolare della Edil Piazzatorre, ha con l’assessore regionale al Turismo una conoscenza in comune, Antonino Porcino, arrestato lunedì, a dieci dal suo ultimo giorno di servizio dopo 33 anni di ininterrotta carriera alla guida di via Gleno. E adesso tutti e due si ritrovano tirati in ballo nell’indagine: l’ex sciatrice come indagata per voto di scambio — più un atto dovuto, assicurano dalla Procura — e l’imprenditore come persona informata sui fatti nel filone degli appalti per interventi non solo alla casa circondariale di Bergamo. Lunedì la Finanza ha acquisito la documentazione anche di lavori eseguiti a Opera e Monza negli uffici del Provveditorato regionale della Polizia Penitenziaria, a Milano, da cui dipendono le assegnazioni. Porcino ne è stato il vicario reggente per sette anni, fino al 2016. È la dimostrazione che il sospetto di irregolarità, forse anche per via delle frequenti commesse affidate all’azienda di Piazzatore, c’è. E che gli inquirenti vogliono vederci chiaro.
L’ulteriore dubbio era che esistesse un legame diretto tra l’impresario, originario di Spirano e trapiantato in valle dall’inizio degli Anni ‘70, e la sportiva con casa a Selvino ed exploit politico in Fratelli d’Italia. Allo stato nulla emerge in tal senso. E anche il post pubblicato in Facebook dalla molto social Magoni, il 13 agosto scorso, per Passera ha una spiegazione molto semplice. Le foto sono tre: un selfie dell’assessore, la villa dell’imprenditore — più castello che villa — e la sua piscina immersa nel verde. «L’impagabile serenità di un pomeriggio in compagnia in un’oasi immacolata», la frase di accompagnamento scelta da Magoni. Il post, con la riconoscibilissima location, non era passato inosservato agli «amici» della zona. Quella domenica l’allora consigliere regionale aveva partecipato a un evento al palazzetto del ghiaccio del paese. Quando poi erano comparse le immagini in Rete, qualcuno aveva immaginato che la sua presenza a casa Passera fosse legata agli impianti di risalita, ovovia e seggiovia fermi dal 2005, della Sesp, la società sciistica del geometra. A quanto pare il suo unico affare andato storto.
«Quella signora era venuta con Mazzoleni (Alberto, presidente della Comunità montana della Val Brembana, ndr) — chiarisce Passera —. È il commercialista della nostra società di sci». Come lo era stato per gli impianti di Foppolo. «Me l’ha presentata, l’ho vista solo in quella occasione. Io non scio. Anzi, quando ci siamo incrociati due settimane fa all’assemblea della Cassa Rurale, è stata lei a ricordarsi».
Anche Porcino è passato dalla villa da film di Passera. Molto spesso, in passato. «Quando si lavora insieme per trent’anni è inevitabile che si diventi amici — sostiene l’imprenditore —. Io di certo non mi sarei aspettato che finisse in questo guaio. Era un duro sul lavoro, lo chiamavo Saddam (come Saddam Hussein, ndr). In 53 anni di ditta non ho mai avuto un problema e non ho mai perso un cliente. Alla Panicucci ho rifatto tre appartamenti». Basta un’occhiata al sito della Edil per farsi un’idea del suo giro d’affari. «La serietà paga — conclude Passera —. Se chiamo qualsiasi carcere in Lombardia, mi conoscono, perché non sono tanti quelli professionali come noi. A 77 anni lavoro ancora 15 ore al giorno, solo alla domenica mi fermo. Il sabato vado al magazzino di Spirano. Gli ultimi li ho fatti al cantiere di Porcino». A suo dire, una «consulenza» da amico nella villetta dei presunti water riciclati da via Gleno.
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