In rivolta i detenuti di Cosenza al grido: Noi vogliam la libertà
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STORIA In rivolta i detenuti di Cosenza al grido: Noi vogliam la libertà 20/02/1971 

Due di essi in possesso di rivoltelle hanno ferito due agenti - Sono stati ricacciati con una sventagliata di mitra - La situazione è allarmante: forse i ribelli sono armati.

Da ieri sera i detenuti delle carceri di Cosenza sono in rivolta. La scintilla è nata da un tentativo di evasione a mano armata compiuto da due di essi, Giuseppe Cavallo, da Cosenza, e Matteo Campisano, da Cutro, i quali, con in pugno pistole di ordinanza (la cui provenienza resta ancora da accertare), hanno cercato di valicare il grande portone di ingresso dell'edificio, che ospita anche il tribunale ed altri uffici giudiziari. Scoperti da due appuntati in servizio, il cinquantunenne Antonio Mazza e Carmine Rullo, di 45 anni, i malviventi hanno sparato alcuni colpi di pistola.

I due agenti sono rimasti feriti e ricoverati all'ospedale civile dell'Annunziata sono stati dichiarati guaribili in 20 giorni. Successivamente, mentre stavano per uscire all'aperto e tentare di dileguarsi nelle campagne vicine (le carceri sorgono sul colle Triglio, in una zona periferica della città) i due malviventi sono stati affrontati dall'agente di custodia in servizio davanti alle cancellate che si affacciano sulla strada. Una sventagliata di mitra e Giuseppe Cavallo e Matteo Campisano sono tornati indietro, dando il via ad una rivolta che è ormai in atto da circa dieci ore.

I detenuti sono usciti dalle celle aperte dai due loro compagni e si sono radunati in un cortile, dove hanno trascorso tutta la notte gridando: « Vogliamo essere trattati meglio, vogliamo la libertà >.

Il direttore delle carceri, dottor Dotto, ha vanamente cercato di indurli alla ragione. Sul posto si è recato il Procuratore della Repubblica, dott. Ettore Celerà, i cui tentativi sono risultati anch'essi inutili. Stamane i detenuti sono asserragliati all'interno delle carceri e si rifiutano di ritornare nelle loro celle, sorvegliati a vista dagli agenti di custodia e da decine di carabinieri e di poliziotti. Il direttore, a conclusione di una notte movimentata, ha detto che la situazione non accenna a migliorare I detenuti non sembrano intenzionati per il momento a rientrare nelle loro celle. Si teme che abbiano altre armi.

La Stampa 20 febbraio 1971


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