"Sono molto preoccupato, molto. La situazione al Beccaria è al limiti e nessuno fa niente. Non so se bisogna aspettare che ci scappi il morto, perché il ministero si muova ".
Don Gino Rigoldi, da 40 anni cappellano al carcere minorile Beccaria, non è uno che parla a vanvera e se usa queste parole, non lo fa certo a caso. Era all'istituto di prevenzione e pena di via dei Calchi Taeggi sabato, prima che i ragazzi dessero fuoco a coperte e materassi. L'ennesima rivolta, l'ultimo episodio di protesta per le condizioni in cui versa la struttura, che da 15 anni è senza un direttore e da otto in mezzo è un cantiere con gli spazi ridotti, le transenne, i lavori che sembrano non finire mai e quest'impressione di precarietà perenne.
"Lì dentro c'è il caos - dice il sacerdote - . Eppure le guardie sono brave, giovani, motivate. Fanno il possibile per far funzionare tutto, così come gli educatori e i volontari. C'è un lavoro di squadra ma tutto è vanificato da questa sensazione di abbandono da parte dello Stato e del governo".
Beccaria, l'allarme di don Rigoldi: "Rischia di scapparci il morto"
Leo Beneduci, segretario generale dell'Osapp, sindacato della Polizia Penitenziaria, conferma la "gravissima emergenza" e racconta che sabato pomeriggio c'è stato il panico perché c'erano sei intossicati da portare in ospedale ma mancavano gli agenti di scorta per i soliti problemi di organico, tanto che sono stati chiamati rinforzi da San Vittore. "Il clima nel carcere minorile resta tesissimo - continua Beneduci - . Gli organici di Polizia Penitenziaria sono in perenne carenza".