Gli affiliati alla misteriosa organizzazione avrebbero scelto questo periodo perché la polizia è impegnata per le elezioni - Essi avrebbero agganci con la sinistra extraparlamentare - Ma c'è chi parla anche di "alcuni assistenti sociali impiegati nelle carceri e collegati ad organizzazioni di estrema destra".
Un velo di mistero avvolge il gruppo « Arancia meccanica », al quale fonti riservate del comando generale dei carabinieri attribuirono, per la prima volta nel marzo scorso, il piano di sconvolgere con una sommossa l'intero sistema penitenziario italiano. Le notizie appaiono frammentarie, ma, secondo quanto affermano al ministero dell'Interno, la rivolta sarebbe dovuta scoppiare contemporaneamente in tutte le prigioni del Paese a partire dalla notte del 9 maggio.
La data, secondo gli informatori dei carabinieri, avrebbe avuto nel gruppo che si richiama all'opera di Stanley Kubrick una motivazione precisa: a partire dal 9 maggio, infatti, le forze di polizia sono impegnate in servizi di ordine pubblico per il referendum. Ma se si domanda chi siano i membri del gruppo non si hanno risposte convincenti. Ci si limita ad indicare collegamenti con frange della sinistra extraparlamentare. C'è poi chi fa, apertamente, il nome di una seconda organizzazione, la quale in passato avrebbe svolto all'interno delle carceri « un lavoro politico di carattere eversivo ». Si tratterebbe di un gruppo non omogeneo, ispirato ai «Dannati della terra », la maggior opera dell'intellettuale francese Franz Fanon, l'ideologo rivoluzionario che operò in Algeria contro la Francia.
Stasera, in un servizio sul piano di « Arancia meccanica», l'agenzia Ansa, che sembra aver attinto notizie dal ministero di Grazia e Giustizia, afferma: « Sulla matrice del piano sono in corso indagini delicate della polizia e dei carabinieri. In particolare, si stanno esaminando le posizioni sia di alcuni assistenti sociali che sarebbero collegati ad organizzazioni di estrema destra, sia quelle di alcuni giovani che si professano militanti della sinistra extraparlamentare ». Il servizio Ansa dice poi: « La possibilità che il progetto sovversivo (il quale, a quanto sembra, prevede appoggi esterni alle carceri) venga messo in atto a partire da domani o da dopodomani esiste, ma tutte le misure idonee ad annientarlo sul nascere sono pronte a scattare ».
Al ministero dell'Interno l'ipotesi che la sommossa possa di nuovo scoppiare nei prossimi giorni viene esclusa; e si afferma comunque che reparti di carabinieri e di polizia sono pronti a intervenire. Nessun commento dalla sinistra extraparlamentare. C'è però da registrare che Lotta continua, parlando della tragedia di Alessandria, respinge ogni connessione e afferma: « E' assolutamente chiaro quanto di provocatorio ci sia in questa manovra, se si pensa al momento politico che stiamo attraversando e alle imminenti elezioni di domenica per il referendum ». Sul gruppo indicato dai carabinieri con il nome di « Arancia meccanica », qualche altro elemento si ha da un rapporto trasmesso dal procuratore della Repubblica di Perugia, dott. Arioti, il 20 marzo scorso al ministero di Grazia e Giustizia.
Si tratta ancora di notizie confidenziali o di anonimi che segnalavano un piano di sommossa in venticinque istituti di pena sparsi in tutta Italia: il piano prevedeva, anzi, l'assalto ai « convogli di traduzione » dei detenuti. La stessa nota aggiungeva che i terroristi di « Arancia meccanica » nei due mesi precedenti la sommossa si sarebbero organizzati per fare penetrare nelle carceri il maggior numero possibile di armi. Sta di fatto che mai come in questi ultimi tempi sono corse armi nelle carceri e sono state tentate e portate a termine evasioni.
Abbiamo interpellato alcuni esponenti di « Soccorso rosso »: essi dichiarano che il fatto di Alessandria non può essere collegato alle proteste dei detenuti, perché questi si sono sempre proposti come fine non l'evasione, ma la riforma del sistema penitenziario. Nel 1970 si sono avute 28 manifestazioni legate in particolare al decreto di amnistia; nel '71 le manifestazioni di protesta sono state 43, la più grave delle quali fu quella di Torino del 12 aprile, con l'intervento della forza pubblica nel carcere e il trasferimento di oltre 500 detenuti. Le sommosse e le manifestazioni di protesta del '72 sono state 83: le più gravi quella del 31 maggio a Napoli conclusasi col trasferimento di 1052 detenuti e quella di Bergamo del 6 giugno con l'intervento della polizia e il lancio di bombe lacrimogene. Lo scorso anno infine 230. E quest'anno dal primo gennaio al 25 aprile novantasette.
La Stampa 12 maggio 1974