Il "brigatista rosso" Franceschini tenta la fuga dal carcere di Cuneo
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STORIA Il "brigatista rosso" Franceschini tenta la fuga dal carcere di Cuneo 24/01/1975 

 Alberto Franceschini, il ventiseienne luogotenente di Renato Curcio, “colonnello delle Brigate rosse”, ha compiuto un clamoroso tentativo di evasione andato a vuoto ieri sera nel carcere di Cuneo con altri due detenuti.

Si presume che sia stato il Franceschini a organizzare l'evasione, coinvolgendo nel tentativo due compagni di cella: il ventiduenne Walter Costamagna da Nichelino, il quale sta scontando una condanna a 7 anni per una rapina, e il ventenne Bruno Ventrice, da La Loggia, arrestato nello scorso novembre in quanto sospettato di aver partecipato a due rapine.

Ieri sera, poco dopo le 22,30, il Ventrice ha finto di essere stato colto da una forte emicrania e ha chiamato un agente di custodia: “Superiore, mi dia una pillola, mi aiuterà a dormire”. Quando la guardia è tornata con le pastiglie e ha aperto la cella, gli altri due detenuti che erano nascosti ai lati della porta gli si sono gettati addosso, ma il secondino ha avuto il tempo di invocare aiuto. Hanno fatto subito irruzione nella cella alcuni agenti armati, liberando il loro compagno e neutralizzando i suoi aggressori. Né il Franceschini né gli altri due hanno tentato di opporre resistenza.

Alberto Franceschini è stato trasferito alle carceri di Parma; ma molto probabilmente dovrà tornare domattina a Cuneo per essere processato per direttissima in tribunale, assieme a Walter Costamagna e Bruno Ventrice. Alberto Franceschini, laureando in legge, era stato arrestato il 9 settembre dello scorso anno su un'auto ferma a un passaggio a livello nei pressi di Pinerolo. Alla guida della vettura c'era la “mente” delle “Brigate rosse, Renato Curcio, di 33 anni, laureato in sociologia all'università di Trento. I due erano ricercati da tempo perché colpiti da mandati di cattura “per aver costituito una banda armata tendente ad instaurare una dittatura e a sovvertire gli ordinamenti politici e sociali dello Stato”. Quando Franceschini fu bloccato gli furono trovate sei patenti con nomi diversi, mentre sull'auto gli inquirenti rinvennero una pistola, una bomboletta “spray” di gas lacrimogeno.

La Stampa 24 gennaio


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