Malgrado la condanna a 6 anni e il rinvio a giudizio per l'attentato al questore Mangano ha ottenuto la libertà provvisoria insieme con i due presunti complici - Da 40 giorni ospite in una clinica di lusso.
Frank Coppola, «pezzo da novanta» della mafia italoamericana, condannato recentemente a Palermo a sei anni di reclusione, ma da quaranta giorni ospite d'un lussuoso ospedale romano, ha ottenuto la libertà provvisoria pur con il rinvio a giudizio per il tentato omicidio del questore Mangano. Con lui tornano liberi, ma imputati dello stesso reato, Ugo Bossi e Sergio Boffi ritenuti esecutori materiali dell'agguato. La sentenza di rinvio a giudizio sarà impugnata dalla procura della Repubblica per la parte relativa alla libertà provvisoria che, tuttavia, rimane esecutiva, e aggiunge un ulteriore elemento alle stupefacenti vicende giudiziarie del «boss». Il provvedimento è stato deciso dal giudice istruttore di Firenze, dottor Lombardo. La prima notizia è stata data stamane dal legale di Coppola, avvocato Giuseppe Mirabile che, nel suo commento, si riferiva evidentemente alla concessione della libertà provvisoria e non all'incriminazione del suo famoso e facoltoso cliente. Ha detto, infatti, il difensore: «E' un atto di autentica giustizia che dimostra, da un lato, la riconoscmta labilità della prova a carico dei prevenuti, dall'altro il senso del dovere del magistrato fiorentino che ha saputo esercitare la sua alta funzione con sovrano distacco dal nome e dalle funzioni dei protagonisti del processo». E' indubbio che l'ordinanza sulla libertà provvisoria giunge, quanto meno inattesa, tanto più che, contemporaneamente, c'è il rinvio a giudizio per il grave reato contro il questore Mangano. Proprio oggi i giornali avevano rilevato con stupore il trattamento particolare riservato a Coppola che aveva ottenuto un ricovero urgente in una camera a pagamento dell'ospedale «Nuovo Regina Margherita», mentre doveva essere trasferito, ai primi di luglio, nel centro clinico delle carceri di Pisa su ordine del ministero della Giustizia. Frank Coppola fu arrestato il 22 giugno 1973 su mandato del giudice istruttore Ferdinando Imposimato di Roma, al quale era stata affidata l'istruttoria formale sull'attentato al questore Angelo Mangano avvenuto il 5 aprile dello stesso anno. Secondo Imposimato, Coppola aveva dato incarico ai pregiudicati milanesi Ugo Bossi e Sergio Boffi di uccidere il funzionario di polizia che da alcuni anni insisteva affinché Coppola gli rivelasse il nascondiglio di Luciano Liggio. L'agguato avvenne a tarda sera in via TorTre Teste, dove Mangano abitava. Nella sparatoria, insieme con il funzionario, rimase ferito il suo autista Domenico Casella. Una volta arrestati, i presunti responsabili dell'attentato si proclamarono innocenti e accusarono Mangano di aver dichiarato il falso e di averli calunniati nel muovere le accuse contro di loro. Nel corso dell'istruttoria il magistrato romano raccolse varie testimonianze e tra queste quella di Salvatore Ferrara, un pregiudicato che aveva conosciuto Frank Coppola. Questi affermò che Angelo Mangano si era fatto dare 18 milioni di lire da Coppola per far sparire da alcune bobine contenenti le intercettazioni di conversazioni telefoniche compiute durante le ricerche di Liggio i nomi di personalità politiche e magistrati che avrebbero avuto rapporti con la mafia. Sempre secondo Ferrara, l'allora procuratore generale Carmelo Spagnuolo avrebbe fatto da tramite tra il presunto «boss» e il funzionario di polizia. Dopo queste dichiarazioni vi fu un rovente scambio di accuse e querele tra Mangano e Coppola. Contemporaneamente anche il dottor Spagnuolo, dichiarata la sua estraneità alla vicenda, si querelò coinvolgendo il tecnico Francesco Greco che a sua volta lo aveva accusato di aver favorito Coppola.
La Stampa 22 agosto 1974