Sollecitano la riforma dei penitenziari. I direttori delle carceri sono decisi a scioperare. « Non è vero ciò che afferma il ministro della Giustizia » hanno detto al congresso - « La situazione nelle prigioni è disastrosa » - « Nei manicomi giudiziari mancano medici e infermieri » - « Nessuno si preoccupa del recupero dei detenuti ».
I direttori delle carceri sembrano decisi a scioperare. Sono irritati per l'atteggiamento assunto dal ministro della Giustizia, che non è ancora intervenuto ai lavori del loro congresso giustificandosi con precedenti impegni governativi. Questa sera hanno inviato un telegramma al presidente del Consiglio perché il ministro « non ignori ulteriormente attesa funzionari direttivi della amministrazione penitenziaria di conoscere " il suo pensiero politico "».
Nella seconda giornata del convegno, numerosi sono stati gli interventi in diretta polemica con il ministro della Giustizia, contestandogli che negli istituti di pena italiani la situazione sia da considerarsi ottimistica, come ha annunciato l'altro giorno al Senato.
Il direttore del manicomio giudiziario di Barcellona in Sicilia, dott. Aldo Madesi, ha sottolineato che la situazione è addirittura drammatica. «I manicomi giudiziari sono ospitati in ex conventi o in edifici costruiti per altri scopi — egli ha detto —. Mancano i medici e gli infermieri. I detenuti malati di mente sono circa 2 mila e 600, mentre i medici sono appena 26, compreso l'ispettore generale sanitario che è a Roma ».
II direttore del carcere San Vittore di Milano, dott. Alfonso Corbo, ha messo in rilievo che, « nella situazione attuale, esiste una frattura fra ambiente penitenziario e detenuti, i quali sono destinati a rimanere delinquenti e nessuno si preoccupa del loro eventuale recupero ».
In particolare, i direttori delle carceri hanno contestato che sia esatta l'affermazione fatta dal ministro al Senato per cui due terzi degli istituti di pena sarebbero efficienti e il trattamento riservato ai detenuti ottimo. Non sarebbe esatto — hanno aggiunto nel corso del dibattito — « che il 50 per cento dei detenuti lavora e che la situazione dal punto di vista sanitario è buona».
Domani, i funzionari direttivi dell'amministrazione penitenziaria torneranno a riunirsi per quella che dovrebbe essere l'ultima giornata dei loro lavori: ma se il ministro non dovesse intervenire per discutere con loro, non è da escludersi una dichiarazione di sciopero.
La Stampa 20 giugno 1969