I detenuti in attesa di giudizio, anche quelli non condannati in modo definitivo, non andranno alle urne per votare domani. Questa volta, però, il problema è stato preso in considerazione e soltanto all'ultimo momento, per motivi di prudenza da mettersi in rapporto alla situazione nelle carceri, ha prevalso la tesi di uniformarsi alle decisioni prese nelle precedenti elezioni. II ministero dell'Interno inizialmente era favorevole all'idea di istituire nelle carceri giudiziarie, dove sono appunto i detenuti non definitivi, seggi elettorali.
Quando verso mezzogiorno la notizia s arrivata i direttori si sono subito preoccupati delle possibili, eventuali conseguenze: già è difficile mantenere l'ordine in periodi come questi — hanno subito protestato — figuriamoci se consentiamo ad estranei di entrare nelle carceri. E' stata fatta una controproposta: « niente urne negli istituti di pena, ma concessione ai detenuti di andare a votare sempre che siano elettori nella zona ». Ovviamente, questa ipotesi presupponeva che ogni detenuto venisse scortato da almeno due carabinieri. Il problema di fronte a questa difficoltà facilmente intuibile è stato subito risolto: niente voto ai detenuti.
La Stampa 12 maggio 1974