Il delitto in un paese nei pressi di Caserta. Tornato al paese in licenza. La vittima (38 anni) è un sottufficiale dell'aeronautica a Roma - L'omicida (31 anni) gli ha sparato una rivoltellata al capo, per ragioni d'interesse. Una guardia carceraria, Benedetto Tartaglione, 31 anni, ha ucciso con un colpo di pistola il fratello Pasquale, 38 anni, sottufficiale dell'aeronautica a Roma, tornato in licenza al paese. Il raccapricciante fratricidio è stato causato da un contrasto per la spartizione d'una proprietà: sembra che la vittima volesse vendere la sua parte, mentre l'omicida s'opponeva, sminuendo il valore dell'immobile.
L'uccisore si è costituito ai carabinieri, ha consegnato l'arma usata, una rivoltella calibro 22, che non è quella di ordinanza, ma una acquistata di recente, che l'agente di custodia era solito porta re sempre con sé. Quindi e stato rinchiuso in carcere. Il fratricidio è avvenuto a Marcianise, centro agricolo a una quindicina di chilometri da Caserta, in via Fiume 47, dove abita la famiglia Tartaglione. Nei giorni scorsi, era giunto al paese il maggiore dell'aeronautica Pasquale, per trascorrere con il padre, pensionato delle Ferrovie dello Stato, un periodo di riposo. Anche Benedetto Tartaglione, agente di custodia presso il carcere di Lucera, in provincia di Foggia, era in visita ai genitori.
Forse la riunione familiare era anche un'occasione per decidere sulla spartizione dei beni paterni: il genitore, infatti, aveva espresso il desiderio di donare, mentre era ancora in vita, la sua modesta proprietà ai figli. I primi sintomi del contrasto tra i due fratelli si sono avuti a tavola, quando fra loro vi è stata una violenta discussione.
Qualche ora più tardi Benedetto e Pasquale hanno ripreso la discussione sull'argomento che li interessava: questa volta però la lite non ha avuto testimoni e s'è conclusa tragicamente. Con la mente sconvolta da un improvviso sentimento di odio, l'agente di custodia ha estratto di tasca la pistola ed ha fatto fuoco contro il fratello da distanza ravvicinata, colpendolo mortalmente al capo.
La Stampa 11 agosto 1972