Al magistrato, segnalando lo sciopero della fame, afferma che i protestatari sono "giovani assolutamente indisciplinati, che conoscono alla perfezione i loro diritti e ignorano del tutto i loro doveri" - Aggiunge che i servizi sono assicurati Cinquanta detenuti sui tetti protestano per la lentezza dei processi.
Inquietudine alle «Nuove»: giovedì c'era stato lo sciopero della fame di numerosi agenti di custodia, Ieri una protesta di detenuti che sono saliti sul tetto di un basso fabbricato, all'Interno del carcere. I reclusi del quinto braccio, a loro volta, l'altra sera avevano rifiutato il pasto « per solidarietà verso gli agenti ».
Nel riferire alla magistratura quest'ultimo episodio, il direttore delle « Nuove » dott. De Mari, ha avuto parole durissime soprattutto per i « secondini ». Ha dipinto un quadro a tinte fosche della situazione, pur affermando subito dopo che « tutti i servizi sono stati assicurati e lo saranno anche per l'avvenire ». Ciò si è potuto verificare Ieri: gli agenti di custodia, che avevano continuato lo « sciopero della fame », al momento della piccola sommossa erano al loro posto. Sul tetto dell'edificio sono saliti circa cinquanta carcerati del sesto braccio. Verso le 15,30, finita l'ora « d'aria », anziché rientrare nelle camerate hanno Inscenato la repentina protesta. " Vogliamo la riforma dei codici promessa dal Parlamento — hanno gridato —, processi rapidi. La maggior parie di noi aspetta il giudizio da oltre un anno. Fateci parlare con un magistrato ».
Alle « Nuove », nel volgere di pochi minuti, sono affluiti circa 300 fra poliziotti e carabinieri. Il traffico in corso Vittorio è stato bloccato, 11 carcere tenuto sotto controllo lungo tutto il suo perimetro esterno. Il capo della Mobile dott. Ferslni, della Criminalpoi dott. Vinci e il capitano Formato dei carabinieri hanno cercato di convincere i detenuti a scendere dal tetto. Verso le 16,15, quando sono giunti due magistrati, il dott. Silvestro (in foto ndr) e il dott. Plscopo, soltanto 17 reclusi erano ancora appollaiati fra le tegole, gli altri erano rientrati nelle celle. Anche i più scalmanati sono stati persuasi. Hanno scritto su 2 fogli di quaderno i motivi della loro protesta, li hanno consegnati al dott. Plscopo e sono scesi.
Su quest'episodio il direttore delle Nuove farà una dettagliata relazione al magistrato. Un suo primo rapporto sullo « sciopero della fame » degli agenti di custodia è già sul tavolo del giudice. « Il 9 agosto agenti qui in servizio — scrive De Mari — hanno rifiutato entrambi i pasti e si sono astenuti dalla libera uscita. Li ho riuniti nel pomeriggio per avere con loro un colloquio e addivenire a un chiarimento, ma il loro atteggiamento è stato assolutamente chiuso: hanno rifiutato ogni dialogo. Il motivo della protesta va ricercato nelle disagiate condizioni economiche e di servizio in cui — a loro dire — versano tutti gli appartenenti al Corpo degli agenti di custodia ».
« I detenuti del quinto braccio — continua De Mari — ieri sera hanno rifiutato il pasto per solidarietà verso gli agenti. Ho l'impressione che questa solidarietà non sia stata affatto spontanea, ma al contrario sollecitata dagli stessi agenti. E' anche mia impressione che la protesta degli agenti sia orchestrata e strumentalizzata politicamente. Tutti i servizi sono stati assicurati regolarmente e lo saranno per l'avvenire. Nessun affidamento si può fare sul senso di disciplina e sullo spirito di corpo dei protestatari, In quanto per la quasi totalità si tratta di giovani assolutamente indisciplinati, che conoscono alla perfezione i loro diritti e 'ignorano i loro doveri ».
Il rapporto è grave. Sia per le Ipotesi di reato che adombra, sia per il particolare momento In cui perviene alla magistratura. Quando, cioè, In tutta Italia si sta riconoscendo che il trattamento riservato dallo Stato agli agenti di custodia non è degno di un paese civile.
La Stampa 11 agosto 1973