Una telefonata di protesta: "La gente deve sapere". Profondo malcontento tra gli agenti di custodia delle « Nuove ». Turni gravosi, personale insufficiente, retribuzioni scarse sarebbero all'origine di una protesta che potrebbe anche assumere aspetti clamorosi.
Stamane è giunta in cronaca una telefonata: « Sono una guardia carceraria, non posso dirvi il mio nome », ha detto una voce. « Vorrei, a nome di tutti i miei colleghi, far sapere all'opinione pubblica in quale situazione ci troviamo ». Riportiamo, senza cambiare una virgola, il testo della telefonata: « Giorno per giorno il nostro servizio diventa sempre più duro e gravoso. Ad esempio sappiamo quando si monta di servizio, ma non quando dobbiamo smettere. Le nostre ore lavorative sono settanta-settantacinque ogni settimana. Non possiamo usufruire del giorno di riposo che invece ci spetta di dritto ».
« Ci hanno detto che lo straordinario viene regolarmente pagato. Sono SO lire all'ora. La giornata di riposo ci viene invece compensata con 800 lire. Dovrebbero liquidarci questi soldi a fine anno, ma a tutt'oggi non abbiamo visto una lira. Adesso non pagano neanche lo stipendio a causa di uno sciopero, ci hanno detto, dei ragionieri della contabilità ». « Abbiamo protestato con i responsabili perché fra noi vi sono persone con famiglia. Vivere in questa maniera diventa veramente impossibile. Ci hanno risposto: " Perché non vi congedate, se avete queste difficoltà? Nessuno vi obbliga a rimanere " ».
A questo punto il cronista ha chiesto di poter parlare di persona con lo sconosciuto interlocutore. « Un'intervista? E' proprio impossibile», ha risposto. « Una protesta ufficiale equivarrebbe ad un processo ».
La Stampa 28 maggio 1974