Un bandito che stava scontando una condanna a 18 anni per tentato omicidio e rapina, Angelo Quaranta di 28 anni, nativo di Dogliani, nomade, è evaso stamane dalla casa penale di Fossano; un compagno di cella, Silvio De Colombi, vent'anni, da Lomello (Pavia), zingaro, condannato pochi mesi fa a 30 anni di prigione, dalla corte d'assise di Alessandria per l'assassinio dell'appuntato Vaccarella di Gavi Ligure si è ferito nella fuga ed è stato costretto a chiedere soccorso alle guardie carcerarie ancora ignare dell'evasione. La fuga, che si presume sia stata preparata nei minimi particolari e abbia avuto la complicità di persone che hanno atteso sulla strada il Quaranta, è avvenuta alle 5,30.
Durante la notte il detenuto e il giovane amico hanno praticato un buco nel soffitto del locale adibito ai servizi igienici attiguo alla cella e sono quindi penetrati nel sottotetto che hanno percorso sino in prossimità dell'alloggio del Angelo Quaranta direttore del carcere. Tolte alcune tegole i due sono saliti sul tetto, quindi sono scesi sulla strada scivolando lungo la tubazione del gas. Il Quaranta appena sul marciapiede è subito scomparso; il De Colombi, che lo seguiva, forse per l'emozione ha improvvisamente lasciato la presa ed è caduto sull'asfalto da alcuni metri ferendosi alla testa e alle gambe. Stordito e sanguinante il giovane ha chiesto soccorso agli agenti di custodia. Pochi minuti dopo scattava l'allarme. Pattuglie della polizia stradale e di carabinieri hanno bloccato gli accessi alla città mentre altri militari con i cani poliziotti hanno rastrellato la zona spingendosi sino alla periferia e nelle campagne vicine: dell'evaso nessuna traccia. E' probabile che il Quaranta sia fuggito con l'auto di un complice, e sia riuscito a passare prima che fossero organizzati i posti di blocco.
Angelo Quaranta, conosciuto come «Faccia d'angelo», è un bandito astuto e pericoloso; negli Anni 60, ha capeggiato una banda che ha effettuato numerose aggressioni tra cui quella contro un orefice di Moretta gravemente ferito a rivoltellate mentre cercava di opporsi ai rapinatori. I carabinieri dopo pazienti indagini riuscirono ad arrestare 35 complici del capobanda che riuscì invece a fuggire. Il 17 maggio 1967 la corte d'assise di Cuneo condanna «Faccia d'angelo» in contumacia a 18 anni di carcere; altre condanne gli sono state inflitte da tribunali della provincia e la pena che il giovane doveva scontare è quasi di 30 anni. Recentemente la sentenza è diventata definitiva.
Angelo Quaranta, ricercato dalla polizia di tutta Italia, è rimasto latitante per quasi sette anni; per sfuggire alle ricerche si era sottoposto ad un intervento di plastica facciale. All'inizio del 1971 gli inquirenti riuscirono a rintracciarlo: era in prigione. Aveva assunto il nome di Giovanni Bresbak, 29 anni, nato a Cuneo, si era trovato coinvolto in una rissa avvenuta in un accampamento di nomadi alla periferia di Roma ed era stato arrestato. Trasferito nel carcere di Frosinone, da Regina Coeli il direttore aveva espresso dubbi sulla identità del fermato e aveva inviato le foto segnaletiche a tutte le questure e comandi di carabinieri. Ad Alba, i funzionari, malgrado la plastica, riconoscevano nel presunto «Bresbak», «Faccia d'angelo».
La Stampa 21 marzo 1973