Dopo un anno, in completo abbandono il "Giardino della Giustizia" inaugurato dal Ministro Alfonso Bonafede e dal Sindaco di Roma Virgina Raggi.
Roma ha un immenso bisogno di tutelare la Memoria civile, soprattutto in una stagione incattivita e amara come quella che stiamo vivendo. Ma troppo spesso, dopo i facili slogan e le frasi da campagna elettorale, l’incuria e l’incapacità amministrativa distruggono anche i migliori progetti. Infatti alla Romanina è indegnamente naufragato, tra sterpaglie e foglie secche, il «Giardino della Giustizia» inaugurato con discorsi e tagli di nastro il 7 novembre 2018. Altro che Giardino della Giustizia, altro che tutela della Memoria come riporta il sito del Corriere della Sera di oggi. L’incuria, l’abbandono, il degrado, il menefreghismo seguito al taglio del nastro e alla retorica dell’inaugurazione ufficiale hanno ucciso un bellissimo progetto alla Romanina, nel parco di viale Luigi Schiavonetti. Ovvero il Giardino della Giustizia, 27 querce piantate per ricordare altrettanti magistrati uccisi dalla mafia. Lapidi con i nomi di Antonino Scopelliti, Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e tanti altri.
Quel 7 novembre, come raccontò la nostra Manuela Pelati, intervennero il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, la sindaca Virginia Raggi, l’allora assessore all’Ambiente Pinuccia Montanari, la presidente del VII Municipio Monica Lozzi, il presidente della Commissione capitolina all’Ambiente Daniele Diaco. Uno schieramento di alto livello istituzionale. Discorsi forti e impegnativi, come quello della sindaca Raggi: «Abbiamo pensato il Giardino proprio per il quartiere della Romanina, già citato dalle cronache per episodi di violenza e abusi, per ribadire che insieme alle autorità giudiziarie non abbassiamo lo sguardo. Oggi vogliamo dire che è forte la presenza delle istituzioni in difesa della legalità. Roma non arretra davanti alla criminalità…. Non vi lasceremo soli, soprattutto in un territorio come questo». Parole pronunciate davanti a diverse scolaresche perché il progetto, aveva sottolineato Bonafede, era destinato soprattutto alle nuove generazioni: «Quello che farete da grandi lo farete soltanto in una città onesta. E quando sentirete parlare di mafia, criminalità, corrotti, sentite parlare di qualcuno che vuole impedirvi il vostro futuro».
Agosto 2019. Le querce sono morte, distrutte dalla siccità, dall’assenza di quella manutenzione quotidiana indispensabile per tenere viva una Memoria essenziale per i giovani che avevano assistito alla cerimonia e ci avevano creduto. Sterpaglie tagliate solo qualche giorno fa dopo mesi di incuria intorno alle querce essiccate, lapidi leggibili solo spostando fogliame. Ieri la lettrice Raffaella Cortese ha scritto indignata al forum «Una città, mille domande» che continua a mantenere il dialogo quotidiano su Roma.corriere.it: «Il Giardino della Giustizia è stato inghiottito dall’incuria e menefreghismo. Bastava un po’ d’acqua per annaffiare le giovani piante e oggi avremmo avuto un verde splendido carico di significato. Soldi spesi e andati in fumo. Qui è la memoria dei 27 magistrati assassinati ad essere stata colpita ed è un fatto molto grave». La lettrice ha ragione: un’offesa alla memoria di quei 27 magistrati martiri, una vergogna per Roma e per un’amministrazione incapace di mantenere promesse così essenziali per i nostri figli.
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