La sesta sezione penale della Corte di Cassazione (presidente Anna Petruzzellis e relatore Fabrizio D’Arcangelo)ha confermato la sentenza a tre anni e 4 mesi di carcere per l’agente penitenziario del carcere di Fuorni a Salerno, Giancarlo Picariello accusato di aver rubato soldi destinati ai detenuti. Picariello era addetto alla registrazione dei detenuti e al deposito dei beni soldi compresi, che in parte faceva finire
nelle sue tasche. Fu scoperto nel 2013 grazie ad un’indagine interna da parte della direzione del carcere. Vittime un imprenditore del Cilento e due rumeni, che si erano ritrovati senza il denaro che aveva all’atto dell’ingresso in carcere. L’imprenditore cilentano Emanuele Zangari, finito in carcere nell’ambito dell’inchiesta Due Torri, quella sugli appalti truccati alla Provincia di Salerno, segnalò di essere entrato in carcere con mille euro. Sul registro, però, Picariello, avrebbe annotato solo 100 euro, gli altri 900, secondo l’accusa, sarebbero finiti nelle sue tasche.
L’imprenditore, però, non si costituì parte civile e, per quell’episodio, Picariello fu assolto.
La condanna è invece è arrivata per altri episodi simili ricostruiti dagli inquirenti. Gli avvocati di Picariello dopo la condanna anche in secondo grado aveva presentato ricorso ai giudici della suprema Corte chiedendo di tornare in dibattimento per ascoltare il Direttore della Casa Circondariale di Salerno, Alfredo Stendardo sul momento della perquisizione dei detenuti, che avveniva, per regolamento interno, dopo il passaggio all’Ufficio matricola ed appena prima di entrare in cella e non già, come ritenuto dalla pubblica accusa, prima delle operazioni di immatricolazione. Ricorso respinto dai giudici di Cassazione hanno reso definitiva
la condanna.
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