Il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha firmato ieri il decreto di riorganizzazione del GOM, il Gruppo Operativo Mobile del Corpo di Polizia Penitenziaria che ha l’incarico di gestire i detenuti al 41-bis, sia mafiosi che terroristi.
Primo fatto strano: il testo del decreto non è stato pubblicato. Nell’era dell’informazione, delle dirette Facebook che, oltretutto, sia il ministro che il suo Sottosegretario Vittorio Ferraresi hanno dato ampia dimostrazione di saper utilizzare, nell’era di whatsapp e con l’ufficio stampa di via arenula pieno zeppo di consulenti esterni, del testo del decreto non c’è nessuna traccia pubblica.
Seconda questione che non torna: perché la firma avviene solo ora? Il nuovo decreto del GOM è pronto da mesi, le modifiche che forse sono state apportate (ne avremo conferma solo dopo la pubblicazione) sono conosciute da anni. L’unico fatto noto e certo, sono state le dimissioni di Francesco Basentini da Capo DAP avvenute qualche settimana fa per la vicenda delle scarcerazioni dei boss mafiosi. Altro fatto noto e certo, emerso dopo l’audizione del Direttore del GOM, Generale Mauro D’Amico, presso la Commissione parlamentare antimafia, è la guerra “intestina” tra l’ex Capo DAP Basentini e lo stesso D’Amico. Uno scontro che durava da mesi, ben noto a tutti gli addetti ai lavori e, come peraltro dichiarato dagli stessi due contendenti che coinvolgeva anche la Direzione Generale dei Detenuti e Trattamento del DAP, il cui comando è stato e rimane acefalo da molti mesi, se non per la parentesi della Direzione di quel Giulio Romano travolto anche lui dallo “scandalo” delle scarcerazioni dei boss per presunti motivi sanitari. Esiste forse una correlazione tra le dimissioni di Basentini, quelle di Romano e l’improvviso sblocco della firma del Decreto GOM?
Terza questione: gli annunci trionfalistici del Ministro Bonafede. "Considero il 41 bis un pilastro nella lotta alla criminalità' organizzata, un pilastro da tutelare. Grazie all'esperienza e alla professionalità degli agenti del GOM lo Stato ha a disposizione un patrimonio informativo irrinunciabile per il contrasto alle mafie". Lo ha dichiarato ieri il Ministro durante la cerimonia della firma del Decreto, così come riportato dai canali social del Ministero della Giustizia. Allora però viene da chiedersi, al di là dei toni “urbi et orbi”, possibile che il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafedee il suo Sottosegretario Vittorio Ferraresi, fino ad ora non si siano accorti della guerra intestina tra Capo DAP e Capo GOM? Sarebbe un fatto strano se, sapendolo, non fossero intervenuti a dipanare la questione rinviando la firma del Decreto, ma sarebbe ancor più grave se non se ne fossero accorti. Nel primo caso, un conto sono le persone, amovibili, tutt’altra faccenda solo le Istituzioni che vanno preservate: sempre! Che senso ha ritardare per mesi la firma di un Decreto che oggi invece viene presentato come la soluzione alla lotta alla mafia? Nel secondo caso, se Ministro e Sottosegretario non si fossero accorti di nulla, viene da pensare che forse ha ragione il Senatore Mario Giarrusso (recentemente defenestrato dal M5S) il quale ha affermato che Bonafede è “circondato dalla banda Palamara: Basentini, Romano, Petralia” (comunicato stampa di fine maggio), e forse ha ragione anche Claudio Martelli (ex Ministro della Giustizia e di sicuro più esperto sia di politica che di lotta alla mafia rispetto ad Alfonso Bonafede) quando ha affermato in tv a "Non è l'Arena" che “Bonafede è prigioniero dei suoi consulenti”.
Quarta questione (apparentemente minoritaria): dove e come è stato dato annuncio della firma del decreto? Così recita un articolo pubblicato sull’appendice giornalistica del Ministero della Giustizia, il sito web GNews: “All’evento hanno preso parte, tra gli altri, i sottosegretari Vittorio Ferraresi e Andrea Giorgis, il capo di Gabinetto Raffaele Piccirillo, il capo del DAP Bernardo Petralia, il direttore del GOM Mauro D’Amico e Mauro Palma, Garante nazionale dei detenuti”. Ora, al di là della nota stonata della presenza del Garante nazionale dei detenuti della cui presenza ad un’evento che riguarda il GOM del Corpo di Polizia Penitenziaria non se ne sentiva il bisogno, perché la firma di un Decreto ministeriale diventa una “cerimonia privata” a cui partecipano tutti i vertici del Ministero e del DAP, ma non è invitata la stampa (e non viene diffuso il testo del Decreto)? Non s’era mai vista una platea di partecipanti di così alto rango per la firma di un Decreto ministeriale e, a dirla tutta, non s’era mai organizzata prima una cerimonia per una firma. I dubbi sorgono spontanei: se è un evento, allora lo si gestisce come evento, “sfruttando” anche la visibilità nazionale di tv, radio e testate web. Altrimenti, se è una banale firma di un Decreto ministeriale, sia pure attinente ad un tassello della lotta alla mafia, non è un po’ esagerato scomodare tutti i vertici ministeriali, dipartimentali e il Garante nazionale dei detenuti? E poi perché la firma di un decreto che riguarda il GOM del Corpo di Polizia Penitenziaria non trova spazio come notizia nemmeno nel sito web ufficiale del Corpo? Esiste una lotta intestina anche in questo strategico settore? Altrimenti non si spiega il fatto del perché, quando c’è qualche notizia “interessante” della Polizia Penitenziaria, il Ministro e il suo Sottosegretario sono i primi a pubblicare foto e video-selfie sulle proprie personalissime pagine Facebook (come avvenuto ieri), mentre sui canali ufficiali del Corpo trovano spazio solo le notizie di quando la Polizia Penitenziaria scorta per le strade di Roma le Ferrari di un club privato.
Sarebbe ora che Ministro e Sottosegretario con delega alla Polizia Penitenziaria cerchino di capire perché ieri hanno firmato un decreto che reintroduce, per esempio, l’autonomia amministrativa del GOM e del perché era stata tolta e da chi.
Quali e quante lotte intestine ancora albergano nel DAP e di quali sponde esterne sono portavoci? Anche questa, e forse soprattutto, è lotta alla mafia...
SPP (Sindacato Polizia Penitenziaria) - 31 luglio 2020