Firenze: raffiche di mitra in carcere, ucciso un detenuto, 5 feriti
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STORIA Firenze: raffiche di mitra in carcere, ucciso un detenuto, 5 feriti 25/02/1974 

I rivoltosi protestano sui tetti - Gli agenti di ronda sulle mura hanno sparato a scopo intimidatorio - La vittima, un ladro d'auto, aveva vent'anni - A Torino manifestazione di solidarietà, senza incidenti, dei detenuti delle "Nuove".

Un detenuto è rimasto ucciso da una raffica di mitra e altri otto sono rimasti feriti (cinque da colpi di arma da fuoco) nel corso di una sommossa alle carceri giudiziarie delle Murate, a Firenze, nella notte fra sabato e domenica. Giancarlo Del Padrone, questo è il nome del giovane ucciso, di 20 anni, era stato arrestato l'8 febbraio scorso per furto aggravato: i carabinieri l'avevano sorpreso alla guida di un'auto rubata e in possesso di una patente anch'essa rubata.

I disordini all'interno del carcere sono iniziati alle 22 circa di sabato. I 127 detenuti della prima sezione (le Murate ne ospitano 380) al termine dello spettacolo televisivo si sono rifiutati di tornare nelle loro celle, trincerandosi all'interno del «braccio». Mentre gli agenti di custodia cercavano di sfondare la barricata, undici carcerati sono riusciti a raggiungere il tetto dell'edificio: allo scopo — così hanno dichiarato — di sfuggire al fumo dei lagrimogeni che stava riempiendo i locali. Immediatamente le guardie di sentinella sulle mura perimetrali dell'istituto hanno incominciato a sparare, con i fucili mitragliatori; «a scopo intimidatorio», ha detto nel pomeriggio il questore di Firenze, dottor Rocco.

La sparatoria è stata intensa; il numero dei feriti, e il tipo di ferite, fa pensare che le armi siano state puntate ad altezza d'uomo. Giancarlo Del Padrone è stato colpito da una raffica al torace, ed è morto sul colpo. «Mi hanno preso», l'hanno sentito mormorare alcuni compagni di detenzione. II fuoco è cessato quando i lamenti e le urla hanno fatto comprendere che qualcuno era stato colpito. «Assassini, la pagherete», gridavano i detenuti, schiacciati contro le tegole per evitare le pallottole.

Un magistrato è salito poco dopo nel primo braccio, per rendersi conto della situazione, e allora è stato possibile portare via i feriti. Il più grave è Gaetano Anastarano, 26 anni, di Palermo, colpito alla regione epigastrica; inoltre presenta lesioni ai visceri. Sandro Gorini, di 23 anni, di Firenze, è stato colpito alla spalla e alla scapola sinistra: Pietro Salvi, 20 anni, di Firenze, Massimo Catandella, 19 anni, residente a Genova, e Cesare Anichini, abitante a Sesto, sono stati colpiti alle gambe; Giovanni Filippelli, 21 anni, e Massimo Toni, 22 anni, hanno riportato abrasioni; Fabio Ravalli è stato medicato per abrasioni multiple da frammenti metallici.

Il procuratore della Repubblica di Firenze ha aperto una inchiesta; tutti i mitra degli agenti di custodia, e numerosi bossoli e proiettili, sono stati sequestrati, per la perizia balistica. Non si esclude che nei prossimi giorni vengano emessi alcuni avvisi di reato. Alcune fotografie delle mura del carcere dimostrerebbero che molti colpi sono stati sparati ad altezza d'uomo. Verso le 5 del mattino i detenuti hanno ottenuto il permesso di parlare con un legale e con alcuni giornalisti. Hanno spiegato che la manifestazione è stata compiuta per protestare contro la lentezza della giustizia, e per avere migliori condizioni di vita all'interno del carcere: un ex convento trasformato in un istituto di pena.

La protesta è continuata per tutta la notte e la giornata di domenica; verso le 17 il sostituto procuratore della Repubblica e il capitano dei carabinieri Dell'Amico hanno infine convinto una trentina di detenuti del terzo braccio, che erano saliti sul tetto, a rientrare nelle loro celle, e la situazione è tornata normale. Forte la tensione anche all'esterno del carcere, presidiato da centinaia di carabinieri e agenti di p.s.: gruppi di extraparlamentari hanno bersagliato di pietre gli agenti, al grido di «Compagni liberi» e «No alla repressione». Molte auto sono rimaste danneggiate, ona è stata incendiata. Sono state effettuate alcune cariche per disperdere i dimostranti.

La Stampa 25 febbraio 1974


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