Ferrara, 30 aprile 2018- Le accuse sono pesanti e infamanti: concorso in spaccio di droga e botte a un detenuto. Il tutto perché si sarebbe adoperato per fare entrare droga nel carcere di massima sicurezza dell’Arginone.
E l’ispettore T. cosa c’entra con questa storia? Presto detto. Secondo le indagini, avrebbe avuto un ruolo ben preciso assieme a un suo confidente, un detenuto italiano. Tutto era partito da un’indagine interna al carcere per una serie di ‘voci’ sull’arrivo di droga, così la dirigenza decise di fare un blitz con i cani ma senza risultati. «T. – spiega l’avvocato D. L. – si era attivato attraverso il suo confidente per ottenere informazioni e cercare di interrompere il flusso del narcotico dall’esterno. Dopo aver acquisito notizie e individuato lo scambio, lo riferì immediatamente al suo comandante e, quello stesso giorno, avvenne l’arresto della marocchina. Ma l’aver fatto il suo lavoro in maniera del tutto egregia, contribuendo a risolvere il problema, evidentemente non è piaciuto e si è trovato pure indagato».
Per l’accusa, infatti, T. avrebbe sollecitato il suo confidente a spingere i suoi familiari, del tutto inconsapevoli, a versare mille euro alla marocchina per acquistare la droga da portare al marito in cella. Cosa che avrebbe fatto il confidente italiano, dicendo falsamente – stando agli atti di polizia e procura – ai suoi parenti che il denaro serviva per un avvocato. La droga così venne acquistata e portata a El Boujany. Ma le accuse non finiscono qui. Tronca viene chiamato in causa anche per lesioni personali nei confronti di El Madoun, «costretto con violenza» a rivelargli i nomi di spacciatori. E non riuscendoci, l’avrebbe picchiato provocandogli un ematoma sul volto.
«Siamo fiduciosi – continua il legale – nella magistratura e convinti che farà emergere l’assoluta innocenza dell’ispettore, che meriterebbe un elogio per aver contribuito a interrompere l’accesso in carcere della droga, manifestando una non comune professionalità e dedizione al servizio».
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