Piccoli favori che possono cambiare il destino quotidiano di un detenuto. Come far recapitare un «pizzino», riuscire a farsi trasferire di cella con un compagno meno sgradito o rimediare un po’ di fumo. Traguardi impossibili se sei un recluso qualunque a Regina Coeli. Ma non se militi nella schiera della tifoseria ultrà della Lazio. In questo caso, secondo la Procura, ci sono ben tre agenti della penitenziaria disposti a favorirti (ma potrebbero essere anche di più). Poliziotti - di fede laziale a loro volta - che, in cambio di altri favori, possono migliorare la qualità della vita di un detenuto o pilotare indagini in corso veicolando all’esterno messaggi rassicuranti o comunque importanti per l’organizzazione criminale.
L’inchiesta dei finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria, coordinati dal pm Carlo Villani, punta a ricostruire la rete di piccoli e grandi vantaggi garantiti da agenti infedeli della Polizia Penitenziaria tra le mura del carcere di Trastevere. Tra gli indagati, sottoposto a perquisizione nei giorni scorsi, c’è l’agente Antonio Pappone, a casa del quale sono stati trovati contanti, piante di marijuana e hashish. Stando alle indagini anche l’ultras Marco Turchetta, storico amico di Fabrizio Piscitelli «Diabolik», si sarebbe servito della mediazione di uno di questi agenti per rassicurare l’organizzazione criminale sulle sue intenzioni: mai si sarebbe pentito, mai avrebbe tradito. Turchetta, oggi ai domiciliari, è finito nel mirino del pm per lo scambio di informazioni.
Nel fascicolo, tra i reati contestati, figura la corruzione: secondo gli investigatori agenti e detenuti si sarebbero assicurati vantaggi reciproci. La rete dei beneficiati è in via di ricostruzione ma, potenzialmente, include molti ultrà ristretti a Regina Coeli. Nove in tutto gli indagati. Attraverso le intercettazioni si è riusciti a risalire al ruolo giocato anche da Angela Piscitelli, sorella di «Diabolik» e dipendente del ministero della Giustizia. La Piscitelli avrebbe veicolato alcune richieste di detenuti agli agenti della Polizia Penitenziaria ma, sempre stando alle captazioni, si sarebbe anche interessata dall’interno del ministero della Giustizia a tutti gli aspetti organizzativi del funerale del fratello (era il periodo nel quale per decisione prefettizia si era deciso di rinviare la cerimonia della sepoltura). Le indagini sono partite da un esposto della stessa Polizia Penitenziaria, convintasi a denunciare le irregolarità al suo interno.
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