Hanno segato le sbarre della loro cella con una lima, hanno tagliato il filo spinato con un tronchese e si sono calati dalle mura di cinta del carcere di Rebibbia, colpevolmente senza sorveglianza, utilizzando delle manichette dell'antincendio legate fra di loro. Un classico piano di evasione da film, neanche tra i più elaborati, è bastato a due nomadi per scappare dall'istituto penitenziario romano.
L'allarme è stato dato ieri in mattinata ma, ad oggi, i detenuti ancora non sono stati rintracciati. La polizia fa sapere che i due hanno un profilo criminale basso: sono infatti in carcere per reati contro il patrimonio e contro la pubblica amministrazione. In particolare avrebbero tentato di spacciarsi come pubblici ufficiali, taroccando anche il distintivo delle forze dell'ordine.
Lil Ahmetovic e Davad Zukanovic avevano probabilmente progettato l'evasione da giorni e l'avrebbero messa in pratica, con successo, all'alba di ieri, approfittando di evidenti falle, anche se ancora non sono state ufficialmente dimostrate, della sicurezza interna del carcere. Quel che è certo è che l'allarme è stato lanciato dopo diverso tempo, forse addirittura dopo diverse ore, quando ormai i due nomadi avevano già fatto perdere le loro tracce.
Sorvegliati speciali i porti, gli aeroporti e le stazioni ferroviarie, ma è possibile che i due non siano scappati molto lontano. I campi nomadi della zona sono stati controllati, ma per ora dei due evasi non è stata trovata traccia.
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