“Dovevamo restare tutti uniti e lo siamo stati anche dopo la collaborazione mio fratello Sandro, con il quale ho comunicato scrivendogli dei bigliettini prima che prendesse quella decisione. Bigliettini sono stati scritti anche per gli affiliati che erano all’esterno”. Decisione di passare dalla parte dello Stato seguita a distanza di quattro anni da Antonio Campana: come aspirante pentito dal 4 aprile scorso, ha consegnato ai pm della Dda di Lecce i primi nomi dei suoi affiliati, svelando i motivi di alcuni litigi che, alla fine, hanno destabilizzato il gruppo interno alla Sacra Corona Unita. Ha anche confermato il tentativo di fuga di Raffaele Martena dal carcere di Lecce
Gli affiliati
Antonio CampanaNel primo verbale firmato da Antonio Campana sono leggibili per intero alcuni nomi che si riferiscono a brindisini che, secondo il dichiarante, sono stati suoi affiliati e sarebbero ancora attivi nel campo degli stupefacenti. Poiché sono già ristretti in carcere sia nell’ambito dell’inchiesta Oltre le mura, quella che ha portato a una nuova accusa nei confronti di Campana, che in indagini precedenti, non sono stati coperti da omissis. Restano, invece, oscurate le generalità che si riferiscono ad altri brindisini dei quali Campana ha parlato: ci sono, infatti, paragrafi e pagine interamente bianchi.
I rapporti interni
Campana ha indicato come suo pari grado Raffaele Martena, originario di San Pietro Vernotico, ma indicato come attivo a Tuturano, nella ricostruzione dell’organigramma interno al gruppo che lui stesso ha ammesso di aver costituito nel periodo in cui era ristretto a Terni. Martena è finito al 41 bis, il carcere duro, a Opera. “Il rapporto si è rafforzato e ho continuato a far parte dell’associazione anche dopo la notizia della collaborazione di mio fratello Sandro”. Sandro Campana è il più giovane dei fratelli e nel periodo delle dichiarazioni che gli sono valse l’ammissione ai benefici riconosciuti dallo Stato ai pentiti, ha accusato entrambi i fratelli, sia Antonio che Francesco, entrambi all’ergastolo. Definitivo per Antonio Campana, in relazione all’uccisione di Massimo Delle Grottaglie, e in attesa della pronuncia della Cassazione per l’altro, accusato dell’omicidio di Antonio D’Amico.
“Dopo questo avvenimento (la collaborazione di Sandro, ndr) pur mantenendo i rapporti con mio fratello Francesco che era al corrente di tutte le mie attività, ho creato un gruppo autonomo con Martena e con Raffaele Renna, alias Puffo (nella foto accanto)”.
Crediti e debiti per la droga
Raffaele Renna-2“Renna disse allora che dovevano restare uniti tutti, comunicandomelo con una lunga lettera consegnata dallo stesso a Martena nel carcere di Taranto”, si legge nel verbale. “All’esterno del carcere il nostro punto di riferimento era Cristian Tarantino, affiliato a Renna”. E ancora: “La mia partecipazione al gruppo costituito da Renna e Martena era per loro importante, poiché consentiva a entrambi di spendere il nome Campana che nell’organizzazione ha un peso notevole”.
La situazione però non avrebbe avuto lunga durata. “Successivamente, i rapporti tra Puffo e Martena si sono guastati poiché quest’ultimo vantava un credito di 20mila euro relativi a un traffico di droga con Tarantino. Credito che Puffo non gli riconosceva”, ha detto Campana. “Io sono rimasto dalla parte di Martena.
“Dopo l’arresto di Tarantino e di Barabba, il loro ruolo fu preso da Jury Rosafio e Andrea Martena, nel senso che Raffaele Martena trasmetteva i suoi ordini all’esterno”. A far da tramite, secondo Campana, sarebbe stato un familiare in occasione dei colloqui. Gli ordini sarebbero stati scritti su “bigliettini”. “Preciso – ha detto Antonio Campana – che anche io utilizzai questo metodo per fare pervenire a mio fratello Sandro, prima della sua collaborazione”.
Il tentativo di fuga dal carcere di Lecce
MARTENA Raffaele, Classe 1986-2“Ho continuato ad avere rapporti con Martena anche quando questi non stava più nella mia sezione. Il ministero dispose il suo periodico spostamento a causa di un suo progetto di evasione dal carcere di Lecce”. Martena, stando a quando è scritto nel verbale, avrebbe tentato di fuggire dal penitenziario di Borgo San Nicola: il piano era stato intercettato dagli agenti del carcere nel 2013. Con Campana, quindi, si ha la prima conferma delle intenzioni di Martena (nella foto al lato) riportate dall’allora capo della Dda di Lecce, Cataldo Motta: pensava di simulare un malore per essere trasferito in ospedale, al Fazzi, e una volta in ambulanza sarebbe scattato un assalto armato.
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