Una valutazione del giudice sul singolo detenuto. Una decisione specifica che tenga conto della fattispecie concreta e valuti, caso per caso, se è possibile o meno escludere quella pericolosità sociale dell'ergastolano mafioso, oggi presupposta dalla legge, anche in assenza di una sua collaborazione con la giustizia.
E' la soluzione auspicata dall'ex pm della dda di Palermo Roberto Tartaglia, consulente dell'Antimafia nazionale, dopo la decisione della Cedu di "bocciare" il cosiddetto ergastolo ostativo, la norma che nega i benefici carcerari agli ergastolani per reati di mafia che non abbiano collaborato con la giustizia. Per i giudici di Strasburgo e' una norma che viola la Convenzione dei Diritti dell'Uomo e va modificata dal legislatore italiano.
Tartaglia, intervenuto a Marsala all'inaugurazione del nuovo tribunale, ha ricordato l'importanza del "doppio binario", la legislazione differenziata per boss e affiliati, ma ha proposto una soluzione che dia seguito alla sentenza Cedu. "Per il 'mafioso non collaboratore' - ha detto - la non concedibilità dei benefici penitenziari deve restare assolutamente la regola
del nostro sistema, ma rendendo tale regola astrattamente derogabile in quegli specifici e rigorosi casi nei quali il giudice, esaminando tutte le circostanze specifiche della fattispecie concreta, ritenga di poter escludere la pericolosita' sociale del detenuto anche in assenza di collaborazione".
"Un percorso del genere, - ha concluso - tra l'altro, anche al di là della recente sentenza Cedu, potrebbe tranquillizzare la nostra Corte costituzionale, che a breve dovra' esprimersi sulla questione dell'ergastolo ostativo".