E' un trentaseienne, autore di un omicidio - A metà del dicembre scorso era evaso mentre veniva trasferito da una prigione all'altra Siracusa, lunedì mattina.
Un omicida, evaso a metà del dicembre scorso, è stato rintracciato ieri a Siracusa: appena ha visto gli agenti che stavano per arrestarlo, l'uomo ha messo mano alla rivoltella ed ha fatto fuoco. Nella sparatoria che è seguita, l'evaso è stato raggiunto da due colpi al petto ed è morto qualche ora dopo La vittima del tragico conflitto è il trentaseienne Paolo D'Aquila che, nel 1965, era stato condannato a venticinque anni per avere assassinato a rivoltellate l'amico Alfio Ossino, trentaduenne, col quale era venuto a litigio a causa dello sfruttamento di una donna.
Subito dopo il delitto il D'Aquila aveva raggiunto Milano e di là, con documenti falsi, era espatriato in Svizzera. Ben presto, però, la polizia elvetica aveva dovuto occuparsi di lui: una ragazza, infatti, l'aveva denunciato per violenza ed incitamento alla prostituzione. Estradato In Italia, processato e condannato, il D'Aquila era stato assegnato al carcere di Napoli.
Alla vigilia delle feste del Natale scorso, l'omicida aveva ottenuto il trasferimento al penitenziario di Siracusa per potersi incontrare più facilmente con gli anziani genitori. Il 12 dicembre, sotto scorta ed assieme ad un altro detenuto, Antonio Petrilli, di 48 anni, da Taurianova, ed anch'egli detenuto per omicidio, il D'Aquila era partito in treno da Napoli alla volta della Sicilia.
Durante la sosta alla stazione di Reggio Calabria, i due prigionieri erano riusciti ad allentare le manette ed a fuggire. Soltanto' il Petrilli era stato ripreso; del D'Aquila nessuna traccia. Venti giorni fa l'evaso era stato segnalato a Siracusa ed erano cominciate indagini per scovarlo.
Ieri mattina alle 10,30 un agente di polizia ha visto il D'Aquila a colloquio con due uomini in largo Graziella ed ha dato l'allarme. Agenti e carabinieri hanno sbarrato tutte le strade di accesso. Il dirigente della Mobile dott. Pecora, con altri poliziotti, si è avvicinato ai tre uomini. Appena Paolo D'Aquila si è reso conto di essere stato scoperto si è lanciato verso una bicicletta ma prima ancora che riuscisse a raggiungerla un agente gli ha gridato che era inutile tentare la fuga giacché tutte le strade erano sbarrate. Il D'Aquila ha allora estratto la pistola ed il dott. Pecora, notando che in piazza passavano una anziana signora ed un venditore ambulante, ha cercato di parlamentare dando tempo ai due di allontanarsi. Quindi ha intimato all'evaso di arrendersi.
D'Aquila, per tutta risposta', ha sparato due colpi di pistola, mancando per poco agenti e carabinieri che gli precludevano l'accesso ad un vicolo che collega largo Graziella alla periferia della città. Le forze dell'ordine hanno risposto con le armi d'ordinanza ed il ricercato è stato colpito da due proiettili al petto.
Subito soccorso e trasportato all'ospedale è spirato alle 15, dopo essere stato sottoposto ad intervento chirurgico e a trasfusioni di sangue.
La Stampa 10 febbraio 1969