Lo scorso dicembre il Procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho, lo aveva annunciato: “La Direzione nazionale antimafia e anti terrorismo sta costituendo dei gruppi di lavoro: uno sui delitti eccellenti e, più in generale, sulle stragi e i fatti riconducibili anche a entità esterne alle mafie e un altro sul versante terrorismo". Adesso, com ha riportato il quotidiano La Repubblica, dopo il via libera del Consiglio superiore della magistratura i gruppi di lavoro sono operativi. Di particolare interesse, sicuramente, è quello che si occuperò delle indagini sui mandanti esterni delle stragi ma anche su omicidi eccellenti che, a tutt'oggi, sono ancora avvolti nel mistero come i delitti del Presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella o ancora quello del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.
Anche se la procura nazionale Antimafia non ha poteri d’indagine e di esercizio dell’azione penale (non può iscrivere nel registro degli indagati nuovi sospettati) può comunque svolgere un importante funzione d'impulso investigativo per le Procure competenti che si occupano di certe indagini come quella di Palermo, Firenze e Caltanissetta.
A quest'ultime si è aggiunta anche la Procura di Reggio Calabria, che sta portando avanti il processo 'Ndrangheta stragista ma che ha anche riaperto le indagini sull'omicidio del sostituto procuratore generale della Cassazione Antonino Scopelliti.
Una funzione di coordinamento importantissimo tenuto conto che spesso le inchieste sui grandi misteri d'Italia si intrecciano tra loro, com se vi fosse un unico filo.
Proprio il processo sulla strage di Bologna sta evidenziando inquietanti collegamenti con l’assassinio di Mattarella a Palermo. Oppure la strana curiosità delle continue rivendicazioni con la misteriosa sigla Falange Armata, che ha la sua origine in seguito all’omicidio dell’educatore carcerario Umberto Mormile a Milano nel 1990 (su cui ancora non si ha una verità completa) e che tra comunicati e telefonate si materializza dopo i delitti della Uno Bianca, le stragi di mafia del 1992, fino a profetizzare - con mesi d’anticipo - le stragi del 1993 a Firenze, Roma e Milano. E proprio sulle stragi non mancano gli elementi che lasciano intravedere la presenza di soggetti esterni sia tra i mandanti che tra gli esecutori.
Il pool sarà composto da tre magistrati, coordinati dal procuratore aggiunto Giovanni Russo: Nino Di Matteo e Francesco Del Bene, che di recente sono stati pubblici ministeri del processo “Trattativa Stato-mafia” che ha portato a pesanti condanne nell’aprile 2018 e che ora è iniziato in appello, e Franca Imbergamo che ha indagato sul depistaggio attorno all’omicidio di Peppino Impastato. Un altro pool della Dna, coordinato dall’aggiunto Maria Vittoria De Simone, si occuperà invece delle “entità esterne” nei delitti del terrorismo: le indagini sono affidate ad Anna Canepa, Michele Del Prete e Barbara Sargenti. Un terzo gruppo di lavoro istituito da Cafiero de Raho coordinerà le indagini sui latitanti con un obiettivo su tutti: l'arresto di Matteo Messina Denaro, il capomafia trapanese imprendibile dal 1993.