Il giudice è stato trasferito, il processo è da rifare. Riparte da zero - difficile che le difese acconsentano di rendere utilizzabili degli atti - il procedimento sul malaffare al Due Palazzi dove entravano droga e telefonini per rendere meno pesante la detenzione di alcuni detenuti.
Il procedimento, per chi non è già uscito dal processo in fase preliminare si sta svolgendo in aula bunker. Tra le persone che quindi subiranno questo stop figurano Alel Chabbaa, F. C., Giuseppe Cristino, Bledar Dinja, Amal El Archim Mourad El Archi, Ivan Firenze, Abdelhamid Jebrani, Adil Khamlich, Giuseppe Marino, Makrem Mestiri, Domenico Morelli, Eros Murador, Hakim Nafausi, Issam Tlili e Mohamed Tlili. Quindi anche Gaetano Bocchetti, Sigismondo Strisciuglio e Adriano Patosi.
Si è invece già concluso il filone, sempre per droga e telefonini, partito nel 2010 con l’allora pm Orietta Canova e poi passato nelle mani del magistrato Sergio Dini. Il Tribunale del Collegiale condannò con oltre 15 anni di reclusione in totale, Francesco Corso, Goran Jelisic, Alex Mosca e Salvatore Allia.
Nel gennaio scorso nel processo, che ora deve ripartire visto che il giudice Beatrice Bergamasco è stata trasferita a Mantova, c’era stato un colpo di scena. «Ho iniziato a drogarmi in carcere.... Girava tanta droga al Due Palazzi come al Portello»: in aula davanti al tribunale (il collegio è presieduto da Nicoletta De Nardus) lo ha raccontato un detenuto sentito come testimone, ex “ospite” nella quinta sezione del grattacielo al centro dell’inchiesta che, nel luglio 2014, ha portato a una valanga di arresti.
Inchiesta che, nell’anno successivo, tra reclusi, agenti di Polizia Penitenziaria conniventi e altri fiancheggiatori si è conclusa con 13 condanne per un totale di 51 anni di reclusione al termine di un rito abbreviato. Chi non ha scelto di chiudere il conto con la giustizia grazie al rito alternativo, ora è a processo.
Figurano detenuti di peso. Ma anche detenuti privilegiati che, pagando alcune guardie, vivevano dietro le sbarre senza farsi mancare nulla: dai cellulari per telefonare liberamente, senza filtri e senza limiti, alle sostanze stupefacenti come eroina e hashish, ai computer per navigare e intrattenere rapporti con il sodalizio criminale di origine.
Ora c’è questo stop che non dovrebbe influire molto sulle prescrizioni, che sono ancora lontane. Un processo che si sta svolgendo nell’aula bunker di Padova a carico di 19 persone; pubblica accusa rappresentata dal pm Dini. Tra gli imputati Gaetano Bocchetti, noto camorrista, uno dei padrini dell’Alleanza di Secondigliano che ha dominato lo spaccio nelle piazze di Napoli, e Sigismondo Strisciuglio, esponente della Sacra Corona Unita.
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