Domodossola, chiude il carcere. Il pretore: resta chi non vuole fuggire
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STORIA Domodossola, chiude il carcere. Il pretore: resta chi non vuole fuggire 13/09/1975 

Due evasioni all'anno dalle carceri di Domodossola. E' la media registrata dal 1970 ad oggi. Quasi sempre la via, scelta dai carcerati per la fuga e un cancello (usato come scala) che permette di raggiungere, abbastanza agevolmente, una tettoia oltre la quale c'è la libertà.

Nel luglio del '74, quando avvenne l'evasione di Oliviero Gherardi, le autorità dissero che bisognava togliere il cancello, ma non se ne fece niente, cosicché il 27 agosto scorso, sfruttando la facile (e ormai nota) strada, presero il largo Di Robbio, Marzullo e Visentin, tre detenuti per furto aggravato. I primi due si costituirono il giorno dopo, mentre il terzo, un cittadino jugoslavo, è ancora latitante.

Nel carcere domese, oltre alla “agevolazione” per chi vuol evadere, costituite dal cancello, c'è anche penuria di personale di guardia. L'organico è di due custodi che, teoricamente, dovrebbero fare turni di 12 ore ciascuno. Non sono conteggiate ferie, domeniche e malattie. Di fronte a questa situazione, il comune ha destinato a dare una mano alcuni vigili urbani. Grazie a questi “rinforzi” i turni sono meno pesanti, ma la sostanza cambia poco: a tenere d'occhio i 15 detenuti, che in media sono ospiti della casa di pena c'è un solo guardiano per volta.

C'è dunque solo da meravigliarsi se le evasioni sono state soltanto una o due all'anno. Ma c'è un motivo: quello domese è un carcere mandamentale, il che vuol dire che “ospita” soltanto i detenuti che devono scontare pene non superiori ai 6 mesi, gente, cioè, che non ha nulla da guadagnare col rischio di una evasione. Qualche volta, però, le carceri di Domodossola ospitano detenuti che debbono scontare un cumulo di pene, e sono questi, in genere, quelli che vanno via.

In considerazione di questa facilità di evasione e di altre carenze (riscaldamento che non funziona e fognature scoperte) il pretore Domese ha deciso di proporre la chiusura del carcere. Adesso si aspetta l'autorizzazione del Ministero di Grazia e Giustizia, dopo di che gli attuali ospiti verranno trasferiti presso altri istituti di pena. “La chiusura delle carceri - dice il pretore Culot - non è un provvedimento definitivo. Servirà perché il Comune possa eseguire i lavori necessari nel campo della sicurezza e dei servizi. Quanto tempo passerà finché il carcere sarà a posto non è facile prevedere. E' certo che la situazione che si verrà a creare non sarà facile dato che, a parte quello di Verbania, qui vicino non ci sono altre carceri”.

La Stampa 13 settembre 1975


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