Un milione di processi verranno archiviati - Ogni persona dimessa dalla prigione riceverà 10 mila lire, i soldi per tornare a casa e sarà aiutata a trovare un lavoro.
Si calcola che saranno circa un milione i processi destinati a finire in archivio e dodicimila i detenuti in possesso dei titoli giuridici per lasciare il carcere in conseguenza dell'amnistia e del condono. Il calcolo è molto approssimativo, ma la previsione non è da considerarsi eccessivamente azzardata se si tiene conto che è stata fatta sulla base delle cifre ufficiali diramate dal ministero della Giustizia quando venne steso il bilancio dell'atto di clemenza promulgato nel 1966.
Non vi è dubbio che il provvedimento firmato l'altro giorno dal Presidente della Repubblica e pubblicato oggi dalla « Gazzetta ufficiale » contribuirà non poco a contenere il massiccio arretrato delle pratiche giudiziarie nel settore penale.
Ma se questo, in un certo senso, può soddisfare gli ambienti giudiziari oppressi da un lavoro estenuante, sta prendendo consistenza un altro problema che potrebbe mettere in crisi tutto il sistema. Un altro calcolo, sempre approssimativo, è stato fatto: entro il 1970 altri 12 mila detenuti torneranno in libertà in seguito all'entrata in vigore della legge che limita i termini della carcerazione preventiva.
A beneficiare di questa innovazione saranno non solo tutti gli imputati per reati minori, ma — e ciò desta grande preoccupazione — anche coloro che debbono difendersi dalle accuse più gravi: quello dei mafiosi liberati in Calabria è solo un episodio. Nei primi giorni di maggio è entrato in vigore il decreto legge che limita, per i processi in corso, a 18 mesi e a 6 anni i termini della carcerazione preventiva. Entro 60 giorni, il Parlamento deve convalidare il decreto legge, altrimenti la situazione diventerà ancora più grave perché, automaticamente scatta una recentissima sentenza della Corte costituzionale con la conseguenza che saranno validi i termini della carcerazione preventiva così come sono previsti dall'attuale codice di procedura penale, sia pur limitatamente al periodo istruttorio.
E' vero che la magistratura, decidendo la scarcerazione degli imputati per decorrenza di termini, si è trovata concorde nel pretendere dai detenuti in procinto di lasciare il carcere una forte cauzione. Ma negli ambienti giudiziari è sorto subito il sospetto che questa richiesta potrebbe essere tutt'altro che giusta, seppure prevista dal codice, in quanto della legge potranno beneficiare soltanto coloro che hanno la possibilità economica di fronteggiare la richiesta di pagare la cauzione.
E gli altri? Una notevole preoccupazione hanno espresso al presidente del Consiglio, ai ministri dell'Interno e della Giustizia il presidente e il Consiglio di presidenza della Commissione parlamentare antimafia. « Indubbiamente — è stato sottolineato in un comunicato della Commissione antimafia — non sono stati posti in discussione né la sentenza della Corte Costituzionale né il criterio informatore del decreto legge: ma non sì può non rilevare che sentenza e decreto si innestano su un sistema giudiziario che non può non creare scompensi nella loro applicazione ».
Il ministero della Giustizia, quello del Lavoro e quello dell'Interno hanno preso in considerazione- il problema che sorgerà in seguito alla liberazione dei dodicimila detenuti per l'amnistia ed il condono.
Ogni dimesso dal carcere avrà diritto ad un sussidio straordinario « una tantum » non inferiore a 10 mila lire, nei limiti del possibile una occupazione e il rimborso delle spese di viaggio per tornare nei luoghi di residenza.
La Stampa 24 maggio 1970