Contro la possibile riforma che darebbe più autonomia ai comandanti della Polizia Penitenziaria nell'amministrazione degli istituti di pena è in corso una ferma opposizione dei direttori delle carceri italiane. La possibile approvazione definitiva, entro il 30 ottobre, di un decreto legislativo del governo in materia di revisione dei ruoli delle forze di polizia potrebbe mutare in modo radicale i rapporti di potere all'interno delle carceri. "Depotenziare il nostro ruolo - scrivono oltre cento dirigenti penitenziari in una missiva diretta a Franco Basentini, capo del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria - sottraendogli alcune prerogative fondamentali per governare con i necessari equilibrio e terzietà la difficile e complessa realtà penitenziaria significa creare una pericolosa alterazione degli equilibri gestionali, senza, di contro, lasciarne intravedere i vantaggi; significa minare la governabilità degli istituti, attesa la indefettibile funzione di coordinamento del Direttore rispetto alla coesistenze delle diverse istanze interne al 'sistema' carcere (trattamentali, amministrative, contabili) che devono necessariamente interagire con quelle di sicurezza e i cui operatori non possono, ovviamente, riferirsi al Comandante di Reparto quale loro vertice".
Inoltre, secondo i direttori si metterebbero a rischio quei "principi di equita' e umanità" affidati dal legislatore ai vertici degli istituti, sulla base anche di quanto sancito dalla Costituzione. Netta la contrarietà espressa in una nota anche dall'Unione delle Camere Penali secondo la quale "affidare al Corpo di Polizia Penitenziaria il potere disciplinare, della valutazione dirigenziale, della partecipazione alle commissioni selettive del personale e ai consigli di disciplina significa far regredire il sistema penitenziario a un'idea del carcere esclusivamente punitiva, annullando la figura del Direttore che possa mediare tra le esigenze trattamentali e quelle si sicurezza".