Di Matteo: Bonafede non in grado di valutare la lotta alla mafia. Scarcerazioni dei boss, analogie con le stragi del 93
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MAFIA 41-BIS Di Matteo: Bonafede non in grado di valutare la lotta alla mafia. Scarcerazioni dei boss, analogie con le stragi del 93 19/06/2020 

"Era chiaro che io ero preoccupato, perché c'erano state delle rivolte che pensavo potessero essere organizzate a un livello più alto di quelli che salgono sui tetti. Poi conseguono le scarcerazioni" di soggetti al 41-bis e "io in quel momento mi sono preoccupato e anche abbastanza arrabbiato". Lo dice il Consigliere Nino Di Matteo, consigliere del Csm, durante l'audizione in Commissione Antimafia raccontando perché dopo due anni di silenzio il 3 maggio scorso nella trasmissione di Giletti "Non e' l'Arena" ha deciso di parlare della vicenda della sua mancata nomina al Dap dopo un ripensamento nel 2018 da parte del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede.  "E' chiaro che quello che stava accadendo con le scarcerazioni- dice Di Matteo- a me faceva ricordare delle vicende processuali che a Palermo abbiamo vissuto e approfondito.

ANALOGIE CON QUANTO AVVENNE CON LE STRAGI DEL 1993

Mi preoccupava sostanzialmente il dato di una sostanziale analogia tra quanto avvenne nel 1993 - questo lo scrivono le sentenze definitive - quando ci sono delle stragi in contemporanea a Roma e Milano tanto da far ritenere al presidente del Consiglio che era in corso un colpo di Stato, e che quelle stragi venissero fatte in funzione di ricatto allo Stato per alleggerire il  41-bis. Effettivamente nel processo trattativa Stato-Mafia, noi apprendiamo dai vertici dello Stato, e lo disse Giorgio Napolitano, che tutti i vertici dello Stato ritenevano che quelle  bombe fossero un 'aut aut' per alleggerire il circuito penitenziario. Poi, di fatto, dal primo novembre del '93 accadde" con le scarcerazioni.

BONAFEDE DAVA L'IMPRESSIONE DI NON ESSERE IN GRADO DI VALUTARE BENE LA LOTTA ALLA MAFIA

"Se avevi avuto sentore che il ministro Bonafede fosse stato convinto da mafiosi a cambiare idea sulla mia nomina, lo avrei detto subito"". Lo ha detto nel corso della sua audizione in Commissione Antimafia, Antonino Di Matteo, consigliere del Csm parlando dell'incontro con il ministro il 19 giugno 2018. "Ebbi l'impressione che non era in grado di valutare bene la lotta alla mafia, visto che a proposito del Dap parlava di appalti".

SCARCERAZIONI SONO STATE UN SEGNALE DI CEDIMENTO SIMBOLICO DEVASTANTE

"Penso che scarcerare 250-260 mafiosi sia stato un segnale devastante dal punto di vista simbolico e sia stato un segale che dal punto di vista mafioso purtroppo sarà stato visto di cedimento, un segnale per loro di speranza. Per me il segnale è stato questo, perche' non era mai accaduto che siano stati ammessi agli arresti domiciliari".

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