Riceviamo e pubblichiamo il comunicato del SPP (Sindacato di Polizia Penitenziaria) nel quale il Segretario Aldo Di Giacomo esprime le preoccupazioni sulle ricadute dell'emergenza coronavirus sulla gestione dei detenuti al 41-bis, i nuovi mille agenti penitenziari che usciranno dal corso di formazione accorciato da Bonafede, carenza di strumenti DPI etc.
“Nonostante l'Amministrazione Penitenziaria - siamo certi - sia convinta dell'altissimo rischio di nuove rivolte all’interno delle carceri, nessun provvedimento concreto è stato presso. L’inserimento di 1000 agenti senza nessuna esperienza sicuramente metterà ancora di più il personale esperto in sofferenza il quale dovrà badare anche alla formazione degli stessi ed evitare che soccombano. Per non parlare della disposizione che obbliga anche i poliziotti penitenziari che hanno avuto contato con infettati a restare in servizio. Senza considerare le disposizioni che non vietano il colloquio con i famigliari dei 41 bis che ha creato una certa “agitazione” fra i mafiosi per l’impossibilità concreta da parte dei famigliari di raggiungere le carceri.
Tutto ciò mentre le 100mila mascherine annunciate dal Ministro Bonafede in Parlamento la scorsa settimana in occasione della comunicazione sulle rivolte negli istituti tardano ad arrivare e non risolverebbero comunque tutti i complessi problemi di sicurezza degli uomini e delle donne in divisa”.
Di Giacomo sostiene inoltre: “se accade qualcosa sappiamo chi saranno i responsabili. Qualcuno evidentemente si illude che nelle carceri è tornata la calma, ma purtroppo non è così. Siamo di fronte ad una situazione - aggiunge - di calma solo apparente e tanto meno sarà sufficiente l'arrivo delle migliaia di nuovi agenti che dovrebbero essere formati e non mandati allo sbaraglio.
Continuiamo pertanto, come abbiamo scritto al Ministro degli Interni Lamorgese ed ai Prefetti ad essere fortemente preoccupati perché le tensioni potrebbero riaccendersi con nuove proteste e rivolte. Anche perché allo stato attuale gli unici che potrebbero usufruire di misure di clemenza sono quei detenuti con un residuo pena basso (non oltre i due anni), lasciando così fuori gli ideatori, la mente occulta delle devastazioni che mirerebbero ad ottenere almeno l’eliminazione del 4bis dell’ordinamento penitenziario ossia la richiesta di abrogare la norma sul divieto dei benefici per i reati più gravi anche in base a sentenze emesse dalla Corte Costituzionale e dalla Commissione Giustizia Europea".
Per Di Giacomo: “due sono le misure straordinarie e prioritarie: l'utilizzo dei militari fuori dalle carceri per consentire di recuperare personale penitenziario esperto da utilizzare all’interno degli istituti e di dotare i gruppi di pronto intervento di pistole taser. Prima di tutto, però, sarebbe necessaria l’introduzione di una norma che preveda pene severissime per chi: organizza o partecipa a sommosse e devastazioni; turbi l’ordine e la sicurezza negli istituti di pena; usi la forza nei confronti del personale penitenziario o degli altri detenuti; utilizza o cerchi di introdurre telefonini all’interno delle carceri. Sono sicuro che se ci saranno altre sommosse sarà una tragedia”.