Nuovo episodio di violenza giovedì mattina, 27 dicembre, all'interno del carcere Don Bosco di Pisa. A dare la notizia è il segretario generale dell’Osapp (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria) Leo Beneduci.
"Un detenuto georgiano, già noto per precedenti aggressioni nei confronti di poliziotti penitenziari, all'atto dell'uscita dalla cella per essere tradotto in un altro istituto penitenziaro, per protesta contro questo provvedimento si è scagliato contro un agente, colpendolo con un calcio alla testa - afferma Beneduci - il poliziotto è stato soccorso e sottoposto alle cure del caso presso l’ospedale". "Sempre in mattinata - prosegue Beneduci - un detenuto nigeriano, anch'egli assegnato in altro istituto, ha incitato i compagni di sezione a inscenare una rivolta se fosse stato trasferito. Per evitare possibili gravi conseguenze, in considerazione anche della carenza d'organico in quel momento, il trasferimento è stato annullato".
“Si tratta degli ennesimi episodi in cui è la Polizia Penitenziaria a fare le spese di un sistema in cui l’assenza di sostanziale legalità e di regole certe rende possibile che i detenuti colpiscano impunemente chi rappresenta lo Stato e i principi della civile convivenza - attacca il segretario Osapp Leo Beneduci - peraltro, se tali condizioni sono caratteristica del sistema penitenziario nazionale, il disagio e la sostanziale sofferenza del personale di Polizia Penitenziaria in ogni attribuzione costituiscono la principale falla nella gestione delle carceri nelle regioni Toscana e Umbria in ragione dell’inerzia e della completa assenza di iniziative utili e produttive di miglioramenti da parte dell’attuale provveditore regionale dell’amministrazione Antonio Fullone".
"Nella sostanza purtroppo - conclude Beneduci - l’inettitudine dell’attuale sistema penitenziario italiano a conseguire risultati nell’interesse della sicurezza della collettività nazionale ed il crescente disagio del personale di Polizia Penitenziaria, oggetto di aggressioni e offese, non sono determinati esclusivamente dalla contingente penuria di risorse o dal persistente buonismo adottato nei confronti dei soggetti anche non meritevoli nella popolazione detenuta, ma sono soprattutto il frutto delle incapacità e dello scarso senso di responsabilità dimostrate da una dirigenza penitenziaria che andrebbe rinnovata”.
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