DDA di Palermo, parere negativo per le scarcerazioni di tre boss della commissione: Giuseppe Madonia, Francesco Guttadauro e Leandro Greco
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MAFIA 41-BIS DDA di Palermo, parere negativo per le scarcerazioni di tre boss della commissione: Giuseppe Madonia, Francesco Guttadauro e Leandro Greco 16/05/2020 

La Direzione distrettuale antimafia di Palermo ha espresso parere negativo per le richieste di scarcerazione presentate dal boss della commissione di Cosa nostra, Giuseppe Madonia, detto "Piddu", 72 anni, e per due giovani presunti mafiosi con parentele di spessore nel contesto mafioso: Francesco Guttadauro, 40 anni, il cui zio materno è il superlatitante Matteo Messina Denaro, e Leandro Greco, 30 anni, il cui nonno era Michele Greco, detto il 'Papa della mafia', in cui onore il giovane Greco ha deciso di farsi chiamare Michele. I tre sono solo alcuni delle centinaia di mafiosi, già condannati o in attesa di giudizio, che hanno chiesto la detenzione e gli arresti domiciliari per via della situazione delle carceri, a rischio contagio Coronavirus.

I magistrati della Dda ritengono che - considerato anche che Madonia, Guttadauro e Greco si trovano isolati al 41 bis - non ci siano gli estremi per le scarcerazioni. Le decisioni toccheranno ai tribunali di sorveglianza e ai Gup che stanno giudicando i nipoti dei boss. 

Le istanze di scarcerazione in questi giorni si stanno susseguendo, dopo le prime 498 scarcerazioni disposte per effetto di una serie di fattori, tra cui la possibile emergenza contagi, una circolare del Dap e le richieste presentate dai detenuti o dai loro difensori. Segnalazioni e richieste sono state avanzate anche dagli stessi direttori delle carceri, che avevano segnalato numerosi soggetti ritenuti a rischio, in base alla circolare del 21 marzo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. Le materiali uscite dalle carceri erano state disposte poi dai magistrati e dai tribunali di sorveglianza o dalle autorità giudiziarie che stanno giudicando i singoli interessati.

I pareri delle Dda (e, per coloro che sono al regime duro del 41 bis, anche della Procura nazionale antimafia) sono stati resi obbligatori dal recente decreto legge battezzato "riacchiappa-mafiosi", che in realtà non consente automatismi, tanto che finora è rientrato nel circuito carcerario solo il boss di Brancaccio Antonino Sacco, mentre il trapanese Vito D'Angelo è stato riportato in cella solo per avere violato il divieto di incontrare persone diverse dai familiari.

Il nuovo vertice del Dap, costituito dagli ex pm di Palermo Bernardo Petralia e Roberto Tartaglia, ha già chiesto una revisione della posizione di Franco Bonura, mafioso palermitano uscito dal 41 bis per via delle patologie di cui soffre, perché ha solo otto mesi da scontare e per il rischio di contagio. Un altro componente del triumvirato di cui Bonura faceva parte col capomafia di Pagliarelli, Nino Rotolo, il dottore Antonino Cinà, il medico imputato e condannato in primo grado nel processo sulla Trattativa Stato-mafia, ha pure lui chiesto la scarcerazione per gli stessi motivi, anche se lui è ergastolano. Pure per Cinà c'è stato il parere negativo della Dda palermitana e ora si attende la decisione del magistrato di sorveglianza di Parma, cittè nel cui carcere si trova il detenuto.

AGI


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