Da ieri pomeriggio i detenuti ribelli di Viterbo rinchiusi nei penitenziari piemontesi
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STORIA Da ieri pomeriggio i detenuti ribelli di Viterbo rinchiusi nei penitenziari piemontesi 11/05/1975 

Su una “124” targata VT, Pietro Sofia è giunto ad Alessandria alle 18,35, scortato da decine di carabinieri e il carcere di Saluzzo e di “gazzelle” agli ordini del tenente colonnello Musti. Un imponente servizio di sorveglianza era stato predisposto lungo tutto il percorso in provincia di Alessandria e attorno al carcere, dove le forze di polizia erano dirette personalmente dal questore De Stasio. Quando l'auto del detenuto si è fermata dinanzi al portone del carcere, dalla folla in attesa si è levato qualche rumore, segno dello scontento della città scelta per il trasferimento di uno dei rivoltosi di Viterbo. Nessun incidente, comunque: pochi attimi e l'auto è scomparsa dietro il portone. C'è scontento, ad Alessandria, e anche preoccupazione. Pietro Sofia, indicato come il capo della ribellione di Viterbo, entra nella casa penale di piazza don Soria proprio esattamente un anno dopo la tragica rivolta che vide cinque ostaggi perdere la vita ad opera di tre detenuti, due dei quali a loro volta uccisi. La coincidenza allarma. Nulla è cambiato nelle strutture del carcere dopo la rivolta. I detenuti sono intorno ai duecento, con un'ottantina appena di agenti, dei quali soltanto la metà, considerati gli ammalati e quelli addetti agli uffici, disponibili. Il direttore del carcere, dottor Sarlo, appena stamane ha appreso la notizia dell'arrivo, ha messo in atto tutti i servizi di sicurezza. Ma i motivi di apprensione restano, anche per la presenza nella casa di pena alessandrina del brigatista rosso Pietro Bertolazzi. Pietro Sofia è stato destinato a una cella di isolamento e visitato da un medico, il dottor Bausone, che non gli ha riscontrato alcuna lesione.

Saluzzo, 10 maggio. (v.i.) Martino Zichitella è giunto a Saluzzo sotto buona scorta di carabinieri nel tardo pomeriggio. L'auto sulla quale viaggiava, una Fiat 124 di color verde, targata Viterbo, si è fermata in piazza Castello davanti all'ingresso del penitenziario, alle 19,15. C'era un imponente servizio d'ordine, il detenuto è sceso ammanettato dall'auto attorniato dai carabinieri. Sulla piazza si era raccolta una piccola folla di curiosi; molti detenuti si erano avvicinati alle grate delle finestre. Alcuni hanno festeggiato l'arrivo di Zichitella intonando "Bandiera rossa", altri hanno salutato il nuovo ospite sporgendo attraverso le inferriate col pugno chiuso. Dopo pochi minuti la piazza era tornata deserta. Altrettanto in fretta si è conclusa la manifestazione dei detenuti. Martino Zicchitella è stato assegnato a una cella d'isolamento. Il penitenziario, un'imponente costruzione situata nella parte alta della città, ospita attualmente, in ambienti ammodernati (gli immensi corridoi sono stati trasformati in camerate da dieci letti e le celle di isolamento sono state rese più confortevoli) circa 300 detenuti, di cui 33 ergastolani. Il 70 per cento dei reclusi è in attesa di giudizio. Sono sorvegliati da cento agenti di custodia, ma quando, come in questi giorni si trovano rinchiusi alla Castiglia elementi giudicati pericolosi (come appunto Zichitella, o il numero due delle Brigate rosse di Curcio, Franceschini) apposite pattuglie di carabinieri vengono mandate in continuo servizio all'esterno del carcere. Forse per queste precauzioni, ma anche per la dislocazione, il carcere di Saluzzo è giudicato sicuro.

Fossano, 10 maggio. Alle 19,27 su un tassì targato Latina, Giorgio Panizzari, con quattro carabinieri ha varcato il portone d'ingresso del carcere di Santa Caterina di Fossano. La folla, in attesa fin dalle prime ore del pomeriggio, è stata fatta allontanare di oltre venti metri dall'ingresso. I settanta agenti di custodia erano tutti sulle murate. Il Panizzari, rapato a zero, aveva il viso teso. Vestiva un maglione blu a righe trasversali bianche e un paio di jeans. Per tutto il viaggio il corteo delle macchine è stato sorvegliato dall'alto da elicotteri dei carabinieri. Questa notte il carcere di Fossano sarò presidiato da un ingente schieramento di forza pubblica.

La Stampa 11 maggio 1975


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