Atto Senato
Interrogazione a risposta orale 3-00317
presentata da
MARCO MARSILIO
mercoledì 24 ottobre 2018, seduta n.051
MARSILIO, CIRIANI - Al Ministro della giustizia - Premesso che:
da tempo oramai gli operatori del comparto e le organizzazioni sindacali rappresentative del Corpo della Polizia Penitenziaria denunciano le criticità in cui versano le carceri italiane e le enormi difficoltà che investono, in generale, l'intero sistema dell'esecuzione penale;
la maggior parte degli istituti penitenziari vive in situazioni estremamente drammatiche: gravi inefficienze strutturali, carenze di organico insostenibili, carichi di lavoro eccessivi, turni massacranti e inadeguatezza delle dotazioni e delle strumentazioni a disposizione costringono gli agenti della Polizia Penitenziaria e il personale amministrativo a lavorare in condizioni difficili e, il più delle volte, al limite della normalità;
a tutto ciò si aggiungono gli innumerevoli episodi di violenza che quotidianamente essi devono fronteggiare e le ripetute aggressioni di cui sono vittime, come testimoniano i sempre più frequenti episodi di cronaca;
tali problematiche, come è evidente, stanno assumendo proporzioni del tutto eccezionali che, se non affrontate con immediatezza e incisività, rischiano di acuirsi ulteriormente, mettendo a serio rischio non solo l'incolumità degli agenti e degli stessi soggetti detenuti ma anche l'ordine e la sicurezza pubblica in generale, con ricadute negative sull'operatività dell'intero sistema repressivo;
le politiche messe in campo negli ultimi anni, dai Governi che si sono succeduti, si sono rivelate del tutto inefficaci ed inadeguate, mancando, tra l'altro, un programma organico di reale potenziamento del sistema carcerario e di garanzia effettiva della certezza della pena;
la drammaticità della situazione emerge, altresì, dalla lettura di alcuni dati recentemente diffusi (aggiornati alla data del 30 settembre 2018): i detenuti complessivamente presenti nei 190 istituti penitenziari sono 59.275 (2.556 donne e 56.719 uomini), a fronte di una capienza regolamentare di 50.662 posti (con un aumento di 1.614 rispetto al 30 settembre 2017); la percentuale dei detenuti stranieri rispetto ai presenti è del 34 per cento (circa 20.098, di cui 952 donne e 19.146 uomini); la carenza di organico del personale del Corpo della Polizia Penitenziaria ammonta a circa 5.694 unità (a fronte di un organico previsto di 41.253, risultano in forza solo 35.599); gli eventi critici verificatisi nel 2017 ammontano a circa 19.318 (atti di autolesionismo: 9.510; suicidi detenuti: 48; tentati suicidi sventati: 1.135; colluttazioni: 7.446; ferimenti: 1175; tentati omicidi: 2; omicidi: 2);
va, inoltre, sottolineato che la Polizia Penitenziaria è impegnata quotidianamente, nell'ambito dei compiti di vigilanza ed osservazione dei detenuti, un'attività assolutamente fondamentale per la sicurezza del nostro Paese: essa, infatti, è impegnata a fronteggiare e monitorare il fenomeno del radicalismo islamico, dal momento che un detenuto su cinque è di religione islamica e quattro su cinque la praticano abitualmente (oltre 10.000 sono i detenuti islamici e di questi oltre 7.000 la praticano abitualmente), e a svolgere indagini sui detenuti in regime ai sensi dell'art. 41-bis dell'ordinamento penitenziario, contribuendo così, in maniera determinante, alla lotta alla criminalità organizzata;
gravi disagi nello svolgimento dei compiti di vigilanza, inoltre, crea il cosiddetto progetto di "vigilanza dinamica" che prevede la libera circolazione nelle sezioni e l'apertura delle celle per otto ore al giorno, con gli agenti che non devono più restare di guardia ad ogni singola cella ma a zone di passaggio dei detenuti in condizioni di sicurezza più critiche;
considerato che:
sarebbe quanto mai urgente una riforma complessiva dell'ordinamento penitenziario e l'attuazione di politiche mirate, volte a garantire modelli organizzativi e operativi efficienti in grado di assicurare condizioni umane e professionali accettabili nonché misure di controllo, prevenzione e repressione efficaci, anche attraverso lo stanziamento di maggiori risorse finanziarie per il comparto;
lo stesso Ministro in indirizzo, in occasione del giuramento del 173° corso agenti di Polizia Penitenziaria, tenutosi il 20 luglio 2018, ribadì, con enfasi, che: «l'aspetto della rieducazione dalla pena è fondamentale e purtroppo in questi anni è stato fortemente trascurato dallo Stato. (…) Ma troppo poco spesso - anzi, non se ne parla proprio - delle condizioni di sicurezza in cui lavorano gli agenti di Polizia Penitenziaria. E questo è, senza girarci troppo intorno, vergognoso! Perché abbiamo i nostri uomini, le nostre donne, servitori dello Stato, lì dentro che lavorano in condizioni veramente inaccettabili! (…) Il fondamentale servizio al sistema giustizia e al Paese intero che rendete impone (…) il dovere dell'impegno massimo per cercare di assicurare a tutti voi un'adeguata dotazione di mezzi, infrastrutture e strumenti indispensabili per l'assolvimento dei compiti ai quali siete preposti»;
a fronte delle numerose dichiarazioni fatte nel corso della campagna elettorale da esponenti autorevoli dell'attuale Governo, nulla fino ad ora è stato fatto per risolvere le problematiche che attanagliano il sistema penitenziario né particolare attenzione è stata data alla questione negli ultimi provvedimenti varati, pur omogenei per materia,
si chiede di sapere quali iniziative urgenti il Ministro in indirizzo intenda adottare al fine di: 1) assicurare maggiore sicurezza e condizioni dignitose di lavoro agli agenti di Polizia Penitenziaria in servizio; 2) assumere nuovo personale in numero almeno sufficiente a coprire le carenze di organico; 3) costruire nuove carceri e ristrutturare quelle esistenti per aumentare la disponibilità dei posti (invece di perpetrare le vecchie politiche "svuotacarceri") e degli spazi dedicati alla socializzazione, allo studio, al lavoro e, più in generale, alle politiche di recupero e reinserimento dei detenuti; 4) dotare gli agenti di Polizia Penitenziaria di appositi dispositivi antiaggressione e consentire loro l'utilizzo, come armi di reparto, di quelle comuni ad impulsi elettrici, in analogia a quanto già disposto per l'amministrazione della pubblica sicurezza e, di recente, ai Corpi di Polizia municipale.
(3-00317)