Quattro decessi (tre per morte violenta), due evasioni, un certo numero di ragazze squillo che arrivavano col “cabinato” per rallegrare le notti dei detenuti facoltosi. Poi c'è un maresciallo, Alvaro Nannetti, 50 anni, da Volterra, capo degli agenti di custodia, che finisce in carcere accusato di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e di abuso di potere: il fatto è di ieri. Gli altri episodi, invece, sono avvenuti a più riprese, nell'arco di un anno, a Pianosa, l'isola penitenziario in mezzo al Tirreno, una trentina di chilometri dalla costa livornese.
Gli inquirenti parlano pochissimo. Non dice una parola il dottor Cindolo, sostituto procuratore della Repubblica di Livorno, che ha spiccato l'ordine di cattura per Nannetti (fu arrestato venerdì sera a Monza, dove era in licenza: dall'aprile scorso, però, aveva lasciato per “motivi amministrativi” il penitenziario di Pianosa, ed era stato trasferito a Lonato Pozzolo, vicino a Varese). Il procuratore della Repubblica dottor Gennaro Calabrese De Feo ammette soltanto che “l'ordine di cattura per Nannetti si basa su fatti concreti” e soggiunge che l'ex comandante delle guardie di Pianosa “forse è stato costretto ad agire così”. Costretto da che cosa? Il dottor Calabrese De Feo non lo spiega ma afferma che questa vicenda nei prossimi giorni, subirà altre scosse determinanti.
Il capitano Fusari, comandante dei carabinieri, ammette che "fra qualche giorno, forse nelle prossime ore, ci saranno sviluppi". Nuovi arresti? L'ufficiale si limita a un “forse”. Tutto, d'altra parte dipende da quello che dirà stanotte il Nannetti, che è stato trasferito al carcere di Pisa. Il dottor Cindolo è andato a interrogarlo questa sera. Il procuratore Calabrese De Feo non ritiene di poter collegare le morti e le evasioni avvenute a Pianosa negli ultimi tempi col “caso Nannetti”: tanto è vero che si sta preparando al processo in Assise, fissato al 27 ottobre, nel quale comparirà, imputato di omicidio a scopo di rapina, l'ergastolano quarantenne Salvatore Gadoni, da Sassari, che, nell'agosto dello scorso anno, uccise il direttore del penitenziario dottor Massimo Masone, 55 anni, che dirigeva anche il carcere della Spezia, dove abitava con la moglie Paola e il figlio Gian Paolo di 25 anni. Anche l'avvocato Scipione Del Vecchio, parte civile per la famiglia Masone, sostiene che “fra la vicenda Nannetti e l'assassinio del direttore del carcere non c'è alcuna relazione”. Tutti però ammettono che le indagini sul delitto e gli accertamenti amministrativi eseguiti al penitenziario avevano creato un clima di tensione.
E' di quei giorni l'uccisione, con una raffica di mitra sparata da una guardia, di un “sub” tedesco che si era avvicinato troppo all'isola. Nel penitenziario, tuttavia, sembrò che tutto fosse tornato verso la normalità con la nomina di un nuovo direttore, il dottor Gambardella, che si occupa anche delle carceri di Livorno e di Capraia. Il maresciallo Nannetti rimase al proprio posto fino all'aprile scorso. In questo periodo, il comandante delle guardie avrebbe continuato la propria attività “in favore” dei carcerati, naturalmente dietro compenso. Avrebbe procurato gli incontri galanti (con la complicità di chi?), che avvenivano in alcuni “bungalow” dove possono pernottare detenuti detti “sconsegnati”, cioè quelli che non hanno l'obbligo di rientrare a sera nella casa di pena vera e propria.
Nei “bungalow” le ragazze ricevevano, prima, i detenuti che le avevano richieste (i più facoltosi); poi gli altri. Si parla anche di ricatti: le mogli di due detenuti, fatte venire nell'isola, dopo essersi intrattenute con i mariti sarebbero state costrette a incontrarsi con altri ed i soldi sarebbero finiti in tasca agli organizzatori del “giro”.
Sfruttamento di prostitute e ricatti. Ecco perché destò scalpore un'altra morte, la sera del 23 agosto scorso: la guardia Bianco Quirico, 24 anni, da Biccari (Foggia) fu trovata sfracellata sotto una scogliera. Si pensò subito alla disgrazia, ma un particolare potrebbe smentire questa tesi. Quirico fu visto, pochi attimi prima, passeggiare sulla scogliera tenendo all'orecchio una radiolina transistor ma l'episodio che fa pensare alla morte di Bianco Quirico non come ad un fatto accidentale è l'evasione, il 29 agosto scorso, degli ergastolani Virgilio Floris e Bachisio Manca, entrambi sardi, tuttora in libertà. E' un fatto sconcertante, che presuppone complicità non soltanto dall'esterno.
Si apre una nuova inchiesta, arriva a Pianosa l'ispettore delle case di pena Sardella e c'è ancora una morte misteriosa: Sardella viene trovato una mattina privo di vita appoggiato ad una scrivania negli uffici del penitenziario. Anche per questo fatto l'autorità giudiziaria ordina l'esame necroscopico. I carabinieri indagano e interrogano i pochi abitanti civili dell'isola: quattro famiglie. Sentono anche le guardie carcerarie e i detenuti. Le voci, i sospetti prendono forme precise. Si raccontano episodi che nessuno avrebbe immaginato potessero accadere in un penitenziario, e che mai si era saputo che fossero avvenuti in una casa di pena italiana. E' a questo punto che il giudice ordina l'arresto del Nannetti.
La Stampa 7 ottobre 197