I detenuti si sono rifiutati di uscire dalle celle - Sopralluogo del magistrato sul tetto dove il giovane è stato colpito a morte - Manifestazioni di studenti - Un documento dei capigruppo. Per i tragici fatti nel carcere fiorentino delle Murate, conclusosi con l'uccisione del detenuto Giancarlo Del Padrone e il ferimento di altri otto, sono state inviate dodici comunicazioni giudiziarie ad altrettanti agenti di custodia.
Per ora non si tratta di incriminazioni ma dell'invito a nominarsi un difensore. All'interno del carcere e un po' in tutto il quartiere di Santa Croce anche oggi è stata una giornata di tensione, ma per fortuna senza incidenti. Stamane, i detenuti si sono rifiutati di uscire dalle celle appena hanno appreso che era stata soppressa la consueta passeggiata nel cortile. La calma è stata ristabilita quando i sostituti procuratori Guttadauro e Vigna hanno spiegato che la misura si era resa necessaria per fare alcuni lavori urgenti, come il ripristino della porticina in ferro dalla quale si accede al tetto della prima sezione (qui rimase ucciso il Del Padrone) e il foro del soffitto della terza sezione, che fu praticato domenica dai detenuti nel corso della successiva manifestazione di protesta.
Per tutto il giorno è proseguita anche l'inchiesta della magistratura. I sostituti Guttadauro e Vigna sono tornati alle Murate per compiere sopralluoghi ed accertamenti. I due magistrati sono saliti sul tetto ove morì il Del Padrone ed hanno eseguito una minuziosa ricognizione. Fra l'altro, sono stati trovati alcuni proiettili, uno dei quali era andato a finire sotto una tegola.
Per quanto riguarda le comunicazioni giudiziarie, si ritiene che siano state inviate agli stessi agenti ai quali erano stati sequestrati i mitra in loro dotazione. I magistrati dovranno infatti innanzitutto individuare fra questi agenti quello che sparò il colpo mortale.
Nel pomeriggio è stata effettuata l'autopsia sulla salma del ventenne ucciso. L'ha eseguita, all'Istituto di medicina legale, il professor Maurri, alla presenza dei magistrati inquirenti. Pare che il giovane massese sia stato raggiunto dai prodettili all'altezza dei reni e ad una scapola. In diverse scuole fiorentine stamane gli studenti hanno disertato le lezioni, riunendosi in assemblea per protesta- Proteste e manifestazioni in molte carceri italiane In seguito ai tragici fatti avvenuti nel carcere delle Murate a Firenze, in numerosi istituti di pena italiani i detenuti hanno attuato manifestazioni di protesta e di solidarietà con i compagni fiorentini.
Ad Alessandria i carcerati lavoratori non si sono recati nei laboratori, gli studenti hanno disertato le lezioni, inoltre non sono stati svolti i servizi. Al « Santa Tecla » di Sanremo i detenuti si sono rifiutati di rientrare nelle celle dopo la passeggiata, inscenando una pacifica dimostrazione. Anche a Varese ì reclusi non sono ritornati in cella al termine delle trasmissioni televisive ed hanno chiesto un incontro con parlamentari della provincia e giornalisti. I detenuti di Siena, dopo essersi rifiutati di svolgere la normale attività quotidiana hanno cercato di raggiungere il tetto, e non riuscendovi, si sono barricati in un angolo del carcere. L'edificio è stato circondato dalla polizia ed è stato ristabilito l'ordine solo dopo che è stato consegnato ai giornalisti un documento nel quale si esprime cordoglio per il giovane ucciso a Firenze e si sollecita la riforma del codice. Anche il carcere giudiziario di Lodi è stato presidiato dai carabinieri per una manifestazione. Un detenuto di 23 anni, Egidio Grecchi, s'è tagliato le braccia con una scheggia di vetro, quindi si è barricato in cella urlando. Altri detenuti hanno imitato il Grecchi, barricandosi nelle celle del « primo raggio ». II magistrato, che ha voluto entrare nel carcere senza la scorta, ha avuto un colloquio di circa un'ora con il Grecchi, che si protestava innocente per una serie di denunce, di incriminazioni da parte dei carabinieri. Al termine del colloquio, il giovane è uscito spontaneamente dalla cella, è stato medicato e trasferito al San Vittore di Milano. Anche un altro detenuto è stato trasferito in serata. Il magistrato ha avuto poi un colloquio con i cento reclusi dell'istituto di pena lodigiano e la dimostrazione di protesta si è conclusa poco prima delle 19.
Manifestazioni di protesta si sono anche svolte nelle carceri « Marassi » di Genova, in quelle di Modena e di Spoleto. re contro l'uccisione del giovane detenuto e la mancata riforma carceraria. A tarda sera altri gruppi di extraparlamentari si sono riuniti in centro, cercando di raggiungere il carcere delle Murate. Centotrenta detenuti che scontano la loro pena nel penitenziario fiorentino di Santa Teresa, a poche centinaia di metri di distanza dalle Murate, oggi hanno disertato i laboratori ove sono occupati all'interno del penitenziario. In precedenza si erano riuniti nella sala del cinema per esprimere il loro sdegno e per protestare contro l'uso delle armi da parte degli agenti di custodia. Alla riunione era presente un magistrato, il cui intervento era stato chiesto dagli stessi reclusi. I detenuti hanno espresso il desiderio che sia condotta una inchiesta per accertare tutte le eventuali responsabilità, cercando di scoprire non soltanto chi ha sparato ma anche chi può aver dato ordine di sparare. Dopo aver ricordato che lo stato di agitazione nelle carceri italiane è provocato dalla lentezza con la quale si procede a riformare il sistema carcerario, i reclusi di Santa Teresa hanno chiesto che la magistratura segua direttamente nei prossimi giorni la vita del carcere per prevenire qualsiasi evenienza.
I detenuti hanno raccolto una somma di denaro per una corona di fiori che invieranno per i funerali di Giancarlo Del Padrone e per un aiuto alla famiglia della vittima. Sui fatti delle Murate hanno preso posizione anche uomini politici ed amministratori di enti pubblici. Il presidente della Regione Toscana, Lagorio, ha dichiarato in Consiglio regionale la sua preoccupazione per i luttuosi fatti ed ha rivolto invito al ministro di Grazia e Giustizia di provvedere alla sostituzione degli agenti dì custodia al carcere delle Murate, ad evitare eventuali ulteriori gravi incidenti. Il presidente Lagorio ha concluso la sua dichiarazione esprimendo «vivi sentimenti di umana pietà e di dolore per una giovane vita che, quale che fosse il suo debito verso la società, non doveva essere spenta così tragicamente nella nostra città»
Anche i capigruppo consiliari di Palazzo Vecchio dei partiti de, psi, psdi, pri e pei (al momento della presentazione del documento non erano stati interpellati il pli e il pdup) hanno presentato un ordine del giorno in cui chiedono che il Consiglio comunale solleciti «l'accertamento dì tutte le responsabilità e la punizione di coloro che non hanno saputo o voluto evitare l'uso delle armi da fuoco» e premono sulle autorità centrali «perché si addivenga alla "riforma dell'intero sistema giudiziario e carcerario" senza altri rinvii».
La Stampa 26 febbraio 1974