È dalla "verità" di un pentito, che nello stesso processo di primo grado ha esordito come collaborante, che ripartirà la nuova istruttoria d’appello a un drappello d’imputati. Qualcosa come 42 finiti al centro dell’inchiesta "Les jeux sont faits", che ruota su presunte truffe alla Stato. Indagine che ha interessato anche esponenti delle forze dell’ordine.
La verità sarà quella del giovane collaboratore di giustizia nisseno, Salvatore Elia Di Gati, che da poco meno di sei anni, dopo un primo dietro front, ha deciso di saltare il fosso.
Secondo l’originaria tesi accusatoria un assistente di Polizia Penitenziaria avrebbe tentato di bloccare il pentimento di Elia Di Gati e – sempre secondo l’accusa – avrebbe fatto in modo che dal carcere trapelasse il pentimento dello stesso ragazzo.
"Quando gli ho detto che mi ero stancato di non ricevere soldi e gli ho detto che volevo parlare con i magistrati – ha riferito durante il primo processo il collaborante - lui mi ha fatto fare una chiamata con il suo cellulare e mi ha fatto uscire dalla cella… poi trovai 100 euro nella buca".
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