Ieri alle 15 un migliaio di prigionieri rifiutano di rientrare nelle celle - Poi, a gran voce, chiedono la riforma dei codici e una più rapida procedura penale - Vi sarebbero stati scontri con gli agenti - La calma è tornata alle 22.
Una clamorosa protesta, durata sette ore, è avvenuta durante il pomeriggio di oggi nel carcere di San Vittore a Milano: fra i prigionieri e gli agenti di guardia vi sono stati alcuni scontri, non gravi, ed il bilancio è di una trentina di feriti e contusi fra carabinieri, agenti e detenuti. In serata e tornata la calma. La manifestazione è cominciata alle 15.
I detenuti intendevano chiedere, con un gesto clamoroso, la riforma dei Codici, una più rapida procedura penale e l'assistenza dell'avvocato difensore nella fase iniziale delle indagini giudiziarie. Terminata l'« ora d'aria » nei cortili del carcere, un migliaio di prigionieri (cioè circa un terzo degli ospiti di San Vittore che sono 3000 fra uomini e donne) ha rifiutato di rientrare nelle celle reclamando la presenza del ministro di Grazia e Giustizia. Le grida e le proteste sono salite di tono e sono andate via via aumentando malgrado l'immediata opera di persuasione e di pacificazione compiuta dal direttore della casa di pena, dott. Alfonso Corbo, e dal personale di custodia. Quando i clamori sono diventati notevoli e preoccupanti, gli Agenti del carcere hanno deciso di dare l'allarme e sono subito accorsi duecento agenti del III reparto « Celere » ed altrettanti carabinieri.
L'intera casa di pena è stata circondata da un doppio cordone di sicurezza. Avvertito attraverso la Procura della Repubblica, è giunto a S. Vittore anche l'avvocato generale dello Stato, dottor Pontrelli, il quale ha parlato ai detenuti da uno dei terrazzi interni assicurando che si sarebbe fatto portavoce delle loro richieste. L'avvocato dello Stato ha soggiunto che le istanze dei detenuti sono anche quelle della stessa magistratura ed lia ricordato che proprio l'altro giorno la Corte Costituzionale ha riconosciuto con sentenza, a tutti i cittadini, il diritto ad essere immediatamente assistiti da un avvocato difensore appena « fermati » dalla polizia giudiziaria.
Le parole del dottor Pontrelli hanno avuto l'effetto di convincere una metà dei manifestanti (oltre 400) a cessare la protesta ed a rientrare ordinatamente nelle celle. Gli altri 500 e più, invece, sono rimasti nei corridoi e nei cortili ed hanno ripreso a vociare.
Gli incidenti — con colluttazioni, scontri e lanci di pezzi di legno e di sassi — sarebbero avvenuti a questo punto e si lamenterebbero 31 contusi e feriti: 17 carabinieri, 5 agenti di custodia, 3 agenti, un sottufficiale di P.S., 4 detenuti. Tutti sono stati giudicati guaribili dai due ai cinque giorni. Un carabiniere, colpito con calci al ventre, è ricoverato in ospedale.
L'ordine è stato ristabilito in breve tempo ed alle 22 la calma è tornata nel carcere: anche gli ultimi manifestanti, infatti, si sono lasciati convincere a tornare in cella.
La direzione del carcere ha deciso di trasferire ad altre prigioni, fuori Milano, gli organizzatori della protesta: si tratterebbe di una quindicina di detenuti di tre « raggi » di S. Vittore.
La Stampa, 7 luglio 1968