Nell'articolo pubblicato dalla Gazzetta di Parma, ci sono dati preoccupanti sulla salute degli agenti di Polizia Penitenziaria con 5 Poliziotti positivi al tampone e 60 in isolamento preventivo.
Loro, i detenuti, chiusi dentro, e lui, il coronavirus, fuori. Finora era andata così, quasi che le sbarre di via Burla proteggessero dal pericolo covid-19 meglio di quelle di altre carceri vicine, dove l'inizio dell'emergenza ha scatenato rivolte. Ma l'immunità potrebbe non durare. Una decina di giorni fa cinque uomini della Polizia Penitenziaria sono risultati positivi dopo il tampone faringeo. Nessuno è stato ricoverato, e a oggi si guarda con ottimismo alle loro condizioni di salute. Compresi i cinque, ora in isolamento volontario c'è una sessantina di agenti.
Ma c'è un altro timore. Venerdì pomeriggio è emerso che un detenuto aveva la febbre. Potrebbe non significare nulla: nei giorni scorsi, aveva giocato a calcio e sudato. Ma per escludere sospetti, l'uomo è stato sottoposto al tampone faringeo, il cui esito è atteso domani al massimo. Nel frattempo, in via cautelativa, per una quarantina di detenuti (tutti della media sicurezza: quella che ha maggiori margini di movimento in carcere) è stata disposta la quarantena. Nonostante questo, si è riusciti a garantire loro di usufruire dell'ora d'aria.
Di questi sviluppi tre sindacati della Polizia Penitenziaria hanno informato Prefettura e Regione. «Da giorni - scrivono Fabio Ruffolo del Sappe, Vincenzo Paparo dell'Osapp e Simona Parma del Sinappe - chiediamo, inascoltati, a ogni livello istituzionale e dell'amministrazione penitenziaria, di sottoporre nel più breve tempo possibile a tampone faringeo tutto il personale che acceda in istituto, per la tutela di lavoratori e detenuti». I sindacalisti ricordano invece l'esiguo numero dei test compiuti, solo a 10 colleghi (tra i quali i 5 positivi) ospitati in caserma.
Un'urgenza, quella dello screening ai 300 agenti in servizio in via Burla, sottolineata anche dal segretario regionale del Sappe, Enrico Maiorisi, che ricorda la necessità di prevenire «i pericoli che possono essere portati in carcere da chi viene da fuori». Dello stesso avviso Gianluca Giliberti che inoltre chiede «presidi all'altezza della situazione, per qualità e quantità». Inoltre, il segretario regionale del Sinappe si auspica «un maggior coinvolgimento decisionale dei sindacati».
Anche Roberto Cavalieri, garante dei detenuti, e Valentina Tuccari e Monica Moschioni, rispettivamente presidente e responsabile della commissione carcere della Camera penale, chiedono misure straordinarie alle autorità sanitarie e dell’amministrazione penitenziaria. «Tra queste l’esecuzione del tampone a tutto il personale sanitario e dell’amministrazione che svolge attività nelle sezioni detentive nonché ai detenuti, per circoscrivere il contagio e mettere in atto misure sanitarie adeguate; l’apertura del nuovo padiglione ove collocare esclusivamente i detenuti presenti a Parma e che devono essere messi in quarantena e i positivi per i quali è possibile gestire il decorso della malattia in ambito detentivo; dotare il personale sanitario e dell’amministrazione penitenziaria dei Dpi necessari e effettuare controlli sul loro corretto utilizzo; impedire la circolazione degli agenti da una sezione all’altra e da un reparto all’altro e, questo, in particolare nelle sezioni in cui sono reclusi detenuti anziani e con patologie che compromettono il sistema immunitario».
«Inoltre - proseguono - un appello al Tribunale di sorveglianza, Ufficio di sorveglianza, alle Procure e all'Amministrazione penitenziaria affinché: si accelerino le modalità di lavoro per il riconoscimento delle misure previste dal Decreto legge 18/2000 che prevede la scarcerazione di persone con 18 mesi di pena residua e che si trovano in determinate circostanze; sia concesso il differimento della pena ai detenuti portatori di gravi patologie e per i quali l’autorità sanitaria si è già espressa circa le criticità di una presa in carico sanitaria in carcere; siano posti agli arresti domiciliari i detenuti in carcerazione preventiva e/o che presentano un idoneo domicilio; siano bloccati i trasferimenti di detenuti da altre carceri al fine di preservare la loro salute e quella dei detenuti già reclusi a Parma. Nel corso dell’ultimo mese, e quindi in piena emergenza sanitaria, sono giunti a Parma detenuti trasferiti da Reggio Emilia e Bologna e persone arrestate a Piacenza; si attivino tutte le misure possibili per facilitare i colloqui a distanza dei detenuti con famigliari, avvocati e garanti».
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