L'attentato è avvenuto vicino alla fermata dell'autobus. Un brigadiere degli agenti di custodia del carcere di San Vittore è stato ferito stamattina a rivoltellate alle gambe; poche ore dopo, in una cassetta postale alla periferia di Milano è stato trovato un volantino nel quale l'organizzazione dei Nap, il “nucleo armato Giovanni Taras”, rivendica la responsabilità dell'attentato. Il sottufficiale è stato ricoverato in ospedale e sottoposto ad intervento chirurgico; guarirà in 20 giorni.
Si chiama Cosimo Vernich, 49 anni, originario della provincia di Lecce, residente con la moglie ed i due figli in via Chiarelli 8. Da circa trent'anni è in servizio a San Vittore, addetto al quinto raggio, dove vengono associati detenuti “comuni”, “misti”, o “di passaggio”, ma non “politici” (destinati al secondo). Alle 7,30 di stamane, Cosimo Vernich, come d'abitudine, stava aspettando l'autobus 71, alla fermata tra via Chiarelli e via Benedetto Croce, per recarsi a San Vittore. La prima ricostruzione dell'attentato è stata fatta in base alla testimonianza dello stesso Vernich: da un'auto color amaranto, improvvisamente bloccatasi davanti a lui, è sceso un giovane sui 25 anni, capelli e barba scuri, impugnando una rivoltella cal. 7,65. Gli ha sparato cinque colpi alle gambe, a distanza ravvicinata, poi è risalito sull'auto, dove erano rimasti tre complici, ed è fuggito. Quattro proiettili hanno raggiunto il Vernich; a soccorrerlo è stato il maresciallo Scibetta, della squadra mobile, che, in quel momento, con la sua auto stava passando per andare in questura. Da una vicina macelleria il sottufficiale ha chiamato un'ambulanza, con la quale il Vernich è stato portato all'ospedale S. Carlo. In camera operatoria gli sono stati estratti i proiettili.
A mezzogiorno una telefonata anonima - voce maschile impacciata, forte accento meridionale - ha detto al centralinista di un quotidiano milanese: “In via Orti al 29 in una cassetta delle lettere, c'è un messaggio per voi”. L'impiegato ha chiesto: “Chi siete?”, e l'anonimo ha riattaccato. Nel luogo indicato, un cronista ha trovato il volantino a firma dei Nap e lo ha consegnato all'ufficio politico della questura: foglio bianco di formato piuttosto grande, in alto una stella a cinque punte, testo scritto a macchina, tutto maiuscolo. Vernich è accusato di essere “amico e protettore dei mafiosi, benvoluto dal maresciallo Palazzo e dal direttore”; viene definito “boia” e “servo della borghesia”, come le altre guardie. Il volantino continua affermando che “il potere usa il terrore, nelle carceri con una durissima repressione fisica e morale, nelle fabbriche con la minaccia di buttare alla fame con i licenziamenti migliaia di famiglie proletarie, nei quartieri proletari con i rastrellamenti polizieschi e gli assassina accidentali”. Termina inneggiando alla “violenza armata dei proletari” e alla “organizzazione rivoluzionaria”. E' firmato “nucleo armato Giovanni Taras”.
La Stampa 8 ottobre 1975