Che succede al Ferrante Aporti? Nelle prime tre settimane dell'anno, sette evasioni
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STORIA Che succede al Ferrante Aporti? Nelle prime tre settimane dell'anno, sette evasioni 24/01/1972 

Un'inchiesta ministeriale seguita dalle dimissioni di un direttore centrale - Scambio di accuse tra gli agenti di custodia - L'attività del «Gruppo Abele».

L'episodio (di cui riferiamo a parte) dell'agente di custodia del « Ferrante Aporti », arrestato l'altra notte con due ragazzi ospiti della vecchia « casa » sotto l'accusa di furto, riporta ancora una volta alla ribalta il problema dell'istituto di corso Unione Sovietica. Solo in queste tre prime settimane dell'anno, al « Ferrante Aporti » ci sono state 7 evasioni, da qualche tempo si è conclusa una inchiesta (di cui non sono stati resi noti i risultati) ordinata dal ministero di Grazia e Giustizia.

Per protesta contro i metodi scaturiti nell'inchiesta, un direttore dell'ufficio del ministero da cui dipende l'istituto, ha presentato le dimissioni. Cresce intanto la tensione (con reciproco scambio di accuse) tra nove agenti di custodia comandati da un brigadiere e preposti alla sorveglianza e il gruppo di giovani che da qualche tempo il direttore ha chiamato a coadiuvare nell'assistenza. All'interno del vecchissimo edificio è ospitata la casa di rieducazione per ragazzi « asociali e disadattati » e sezione di custodia preventiva per giovani dai 14 ai I8 anni. In questi ultimi tempi si è provveduto a un certo sfoltimento degli ospiti, prima stipati all'incredibile in locali squallidi e angusti. Ora i ragazzi della prima sezione sono una trentina, con educatori di ruolo. 60 i detenuti nella sezione di custodia.

E' qui che svolgeva la sua opera l'agente arrestato, Pietro Monaco: anch'egli «agente di custodia semplice, assoggettato agli obblighi militari », come dice il regolamento. « Personale che pro- vecchio carcere minorile Ferrante Aporti viene spesso da penitenziari per adulti — dice un recente studio dello stesso ministero —. Assolutamente privo di una preparazione specifica ai compiti rieducativi cui è preposto ». Dopo decenni di quasi totale abbandono, l'arrivo (nell'autunno del 70) di un nuovo dirigente ha portato un clima nuovo, di maggiore apertura alla realtà sociale. Il dott. Antonio Salvatore, proveniente dalla casa di Brescia dove ha compiuto un'opera notevole di ristrutturazione dell'istituto locale, tenta con i pochi mezzi e il personale insufficiente a disposizione di rinnovare il « Ferrante Aporti ». E' il 'dott. Salvatore a chiedere la collaborazione dei giovani del « Gruppo Abele », unti comunità che si dedica al recupero degli emarginati sociali: sette, tra ragazzi e ragazze, si impegnano a tempo pieno all'interno della sezione di custodia, coadiuvati da decine di altri giovani.

Pare che l'arrivo del Gruppo Abele non sia gradito agli agenti di custodia: « L'opera di sensibilizzazione che svolgiamo tra 1 ragazzi rende indubbiamente più difficile il rispetto rigido dal vecchio regolamento », dice un membro del gruppo. Qualche mese fa, nelle celle di alcuni ragazzi detenuti gli agenti avrebbero scoperto profilataci e indumenti intimi femminili: sono questi stessi agenti a chiedere una inchiesta, accusando quelli del Gruppo Abele di « corrompere i reclusi ». La commissione nominata dal ministero pare abbia ascoltato soltanto i denuncianti, rifiutando di sentire i sette del « gruppo ».

I risultati non sono noti, mentre è nota la protesta, seguita dalle dimissioni, del direttore centrale romano. A loro volta, in una recente riunione, i giovani del Gruppo Abele avrebbero manifestato l'intenzione di chiedere un'inchiesta sul comportamento definito « estremamente discutibile » di alcuni agenti. Si parla di « ambiente moralmente corrotto », di necessità di fare chiaro su alcune attività che si svolgerebbero nell'istituto. Viene anche ricordato che è un ex-ospite del « Ferrante Aportl », Armando Rossini, l'autore del volume Tutti gli altri come me in cui è narrata la sua a iniziazione », proprio nell'edificio di corso Unione Sovietica, alle esperienze omosessuali. « Il problema principale del "Ferrante Aporti", come di ogni altra casa di rieducazione e di custodia — si dice — è di superare l'impostazione carceraria cui finora ci si è attenuti ».

La Stampa 24 gennaio 1972
 


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