Il direttore: "Il sistema carcerario non raggiunge il fine di rieducare" - L'età media dei detenuti è scesa da 37 a 25 anni - "Un sintomo che fa pensare" Mentre prosegue l'iter burocratico per il futuro carcere giudiziario delle Vallette le «Nuove» di corso Vittorio, sono state parzialmente rammodernate.
Il loro destino è segnato, ma occorreranno alcuni anni prima che il progettato stabilimento entri in funzione. Da qualche settimana sono usufruibili i tre bracci (quarto, quinto e sesto) delle « Nuove » situati lungo la ferrovia, che nel corso della rivolta dell'aprile '71 avevano subito i danni maggiori.
I lavori di ripristino sono durati un anno, la spesa è di 550 milioni. In tutto questo periodo si è dovuto ridurre il numero dei detenuti e si è più volte fatto ricorso alle altre carceri della provincia. Ora sono previste opere di miglioramento negli altri tre bracci, sul lato di via Pier Carlo Boggio e, in tempi successivi, nella sezione femminile e nel centro clinico. Che cosa si è fatto fino ad oggi per adeguare ai tempi un edificio che oltre a risentire il peso dei suoi 116 anni ha subito le devastazioni di due rivolte?
Risponde il direttore, dott. De Mari: «Abbiamo ridotto il numero delle celle per annettere a ciascuna i servizi igienici. In pratica, da tre celle contigue ne sono state ricavate due: in quella centrale sono stati sistemati gabinetti alla turca e lavandini ». Su ogni piano è stata Inoltre sistemata una doccia con acqua calda prodotta in continuazione: « I detenuti — aggiunge il dottor De Mari — possono in questo modo lavarsi quando vogliono senza sottostare come in precedenza a turni fissi. Ogni doccia serve da un numero di 23 a un massimo di 40 persone ». Innovazioni anche nelle singole celle. Ogni letto è stato dotato dì una lampadina indipendente, in modo da permettere a chi vuole di leggere senza disturbare gli altri durante la notte. In ciascuna cella è stato posto un apparecchio tv: i detenuti possono guardare il programma che preferiscono e viene eliminata in questo modo la necessità di riunirli nei corridoi per assistere agli spettacoli televisivi. Il problema del riscaldamento ha trovato una risoluzione grazie all'impianto di una grande centrale termica in grado di riscaldare tutti i locali. Per il momento l'impianto di termosifoni è in funzione nel IV. V e VI braccio, nella sezione penale, in quella femminile e nell'infermeria. Prossimamente sarà esteso anche agli altri bracci. Ultima novità, una seconda sala per i colloqui. Verrà realizzata al più presto: il progetto è già pronto, ma il relativo contratto deve ancora essere registrato alla Corte dei conti. « Potremo portare la durata dei colloqui con l familiari dalla mezz'ora di oggi i ad un'ora e mezzo », dice il dottor De Mari, che tra alcune settimane lascerà la direzione delle « Nuove » per raggiunti limiti di età.
Che cosa si può pensare del sistema carcerario dopo un'intera vita passata fra i detenuti? «Non è possibile redimere là dove non c'è dialogo. Cosi com'è adesso il carcere non raggiunge le finalità etiche previste dalla Costituzione. Differenze da quando ho iniziato a oggi? Allora, nel primo dopoguerra, l'età media del detenuto era di 3? anni: oggi è di 25, 26 al massimo. Un sintomo che deve far riflettere ».
La Stampa 22 febbraio 1973