Nei giorni scorsi il Consiglio d’Europa ha adottato un provvedimento che aggiorna le regole penitenziarie europee risalenti al 2006. Il testo è stato elaborato dal Consiglio di cooperazione penologico del Consiglio d’Europa che vanta un rappresentante italiano dal 2018, e prevede una raccomandazione: «Sia limitato il più possibile il 41 bis a casi specificamente previsti, gli effetti sulla salute sono deleteri». L’ennesima picconata all’istituto del carcere duro, baluardo della lotta alle mafie, inventato da Giovanni Falcone.
Ma andiamo con ordine e partiamo da casa nostra o se volete da cosa nostra. Dopo un paio di mesi di attività e alcuni atteggiamenti discutibili posso dire senza tema di smentita che neanche questo DAP si sta dimostrando all’altezza del compito che “le leggi“ gli attribuiscono. Almeno tre gli indizi in tal senso e come si dice tre indizi già fanno una prova.
Prima uscita pubblica del nuovo Capo del DAP (Bernardo Petralia, ndr) e prima gaffe clamorosa: “Deciderò insieme al Garante dei detenuti”. Il buon giorno si vede dal mattino, non una parola per la Polizia Penitenziaria, i direttori delle carceri e tutto l’apparato amministrativo. Salvo a cercare di rimediare qualche giorno dopo, compreso o aiutato a comprendere l’errore.
A quel punto forse era meglio far finta di niente. Dicevano gli antichi romani: excusatio non petita, accusatio manifesta. Seconda tappa e secondo clamoroso scivolone. Sospesa l’efficacia della famigerata circolare del 21 marzo (la vera svuotacarceri per i mafiosi). Scelta tardiva e poco coraggiosa, per essere buoni. Un provvedimento assurdo, ormai criticato da tutti, che solo al Dap non capiscono ancora che doveva essere cancellato, stracciato, disciolto nell’acido perché non se ne potessero ritrovare neanche più le tracce. E invece sta ancora lì soltanto sospeso.
Terzo atto, sempre peggio. La nuova circolare del 30 giugno. La nuova circolare del 30 giugno dopo una gestazione bimestrale ricade negli stessi errori. Si passa dallo sfacciato ignorantese al burocratese spinto. Quattro pagine con vari allegati per ribadire il solito assurdo sbagliato e colpevolmente miope principio che prevede al primo posto l’importanza “di proseguire, ove possibile, il percorso già avviato, di progressiva riduzione del sovraffollamento nelle strutture” ed all’ultimo “di favorire l’applicazione di misure alternative alla detenzione per tutte le persone che presentano gravi patologie che possono essere significativamente complicate dal Covid 19”. Praticamente passa di nuovo il messaggio che nelle carceri non si possono assicurare dignitosi percorsi sanitari e terapeutici. Cosa peraltro non vera.
Entra in gioco un “protocollo operativo in prevenzione del contatto covid 19 negli istituti penitenziari”, elaborato nientedimeno che da un “gruppo ad hoc del ministero della Salute”. Praticamente un comitato di esperti che anche questa volta non fanno cenno alcuno ai mafiosi detenuti, nè ai 41 bis, quasi non esistessero.
Ma come è possibile?
Errare è umano ma perseverare è diabolico. E anche questa circolare è destinata a passare in sordina fino a quando non arriveranno le prossime scarcerazioni. Quel che preoccupa di più è l’assordante silenzio istituzionale.
Inizio a pensare che davvero aveva ragione Falcone quando sosteneva che “ le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così….ma quando c’è da rimboccarsi le maniche ed incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare, ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare”.
Non ci resta che sperare che non torni il Covid 19, altrimenti sarà sicuramente un altro “liberi tutti”. Ed allora dovremo sperare che qualche altro giornalista coraggioso si faccia carico di condividere ed appoggiare questa ennesima solitaria battaglia di civiltà.
Nel frattempo, se questo è il contesto italiano, confuso e poco incisivo, non ci deve allora stupire che in Europa prendano sempre più coraggio nell’operazione ormai palese di distruzione del lavoro di Falcone e Borsellino sulla lotta alla mafia. E togli qua togli la ormai rischiamo di tornare al clima pesante degli ‘80. Fino a che qualche altro attentato non ci riporterà con i piedi per terra.
L’impegno contro la mafia non può concedersi pausa alcuna, il rischio è quello di trovarsi subito al punto di partenza. E queste non sono parole mie, ma di un grande Uomo che ha saputo sacrificarsi per la libertà!
E, stavolta, non dite che non vi avevo avvertito.
Circolare DAP del 21 marzo sospesa: solo sospesa. Ecco il documento in PDF
Capo DAP Petralia: sarò sempre attento alle istanze di Antigone, ne sarò interprete e attuatore