Catania: violenta rivolta nel carcere, le celle incendiate da 300 detenuti
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STORIA Catania: violenta rivolta nel carcere, le celle incendiate da 300 detenuti 30/06/1971 

Cinque ore di devastazioni, poi la resa. I reclusi hanno sopraffatto, ad un segnale convenuto, le guardie al termine dcl!'« aria » - Poi hanno invaso il settore dei minorenni, forzato le serrature e liberato i giovani - Un centinaio è salito sui tetti gridando i motivi della protesta (riforma giudiziaria e affollamento delle celle) - Altri prigionieri hanno dato fuoco ai pagliericci e devastato gli uffici Tentativi di fuga sventati a colpi di mitra in aria - Un giovane colpito di striscio (o di rimbalzo) da un proiettile?

Una rivolta di 300 detenuti è avvenuta a Catania nel carcere di piazza Lanza. I reclusi hanno dato fuoco ai pagliericci, devastato celle ed uffici. Qualche detenuto ha tentato di calarsi con le corde dalle mura, ma ha desistito quando agenti di custodia e carabinieri hanno sparato in aria a scopo intimidatorio.

Dopo cinque ore la polizia è riuscita a domare la sommossa. Pare che un giovane sia stato colpito di striscio o di rimbalzo da un proiettile, ma la notizia non trova conferma ufficiale. Le sue condizioni non desterebbero preoccupazioni. In serata un centinaio di detenuti è stato trasferito in altre carceri.

La protesta si è iniziata al termine della colazione. I detenuti del « braccio adulti », al termine dell'ora di « aria », sarebbero dovuti rientrare nelle loro celle ma, ad un segnale, una quarantina di essi hanno immobilizzato alcune guardie. Poi sono riusciti a rompere le serrature delle celle dei reclusi già rientrati. Una trentina, muniti di spranghe di ferro, hanno raggiunto la sezione dei minorenni; qui, dopo aver sopraffatto la resistenza degli agenti di custodia, hanno liberato i giovani e, tutti insieme, sono saliti sul tetto.

Alla polizia, ai carabinieri e ai vigili dei fuoco, subito accorsi, hanno spiegato i motivi della sommossa: superaffollamento delle camerate, lentezza della procedura giùdiziaria per quanti sono in attesa di processo, tempo di « aria » troppo limitato. Mentre le forze dell'ordine circondavano l'edificio e il sostituto procuratore della Repubblica, dott. Vitaliti, faceva opera di persuasione, alcune decine di dimostranti hanno cominciato a devastare le attrezzature del carcere, soprattutto nell'ala riservata ai minori.

Sono stati incendiati i pagliericci: in breve, la prigione è stata avvolta da un denso fumo. I pompieri hanno tentato di entrare, desistendo quasi subito nel timore che i prigionieri potessero fuggire. Quattro manifestanti hanno cercato di scendere con delle corde, ma la polizia ha sventato i tentativi sparando in aria. Fuori del carcere si è radunata molta gente, soprattutto familiari dei reclusi. Ad un certo punto i parenti di Stefano Mirabella, un giovane accusato di aver ucciso un commerciante, venuti aconoscenza che il loro congiunto era rimasto ferito, si sono scagliati contro i carabinieri, tentando di entrare. Soltanto quando il Mirabella, dal tetto dell'edifìcio, si è fatto riconoscere, i familiari si sono tranquillizzati.

Le violenze all'interno del carcere sono durate a lungo, mentre gli agenti hanno tentato più volte, ma inutilmente, di entrare nell'edificio. La rivolta ha accennato a placarsi quando i vigili del fuoco, con le scale aeree, sono riusciti a spegnere l'incendio nel reparto minorile. Contemporaneamente, i detenuti che si trovavano sui tetti, temendo di essere colpiti da qualche proiettile vagante, hanno preferito scendere. Infatti, gli agenti di custodia che erano posti lungo il muro di cinta, proteggevano l'azione dei pompieri con sventagliate di mitra in aria a scopo intimidatorio. Mentre i reclusi scendevano il sostituto procuratore ha dato l'ordine alla polizia di penetrare nella prigione. La rivolta è stata così domata. Nei disordini, dieci giovani sono rimasti feriti per la | rottura delle vetrate o perchè colpiti da corpi contundenti. Le fiamme hanno distrutto il tetto del reparto minorile. I danni all'interno sono rilevanti.

In serata, il sostituto procuratore della Repubblica ha l'atto il punto della situazione. « L'origine della sommossa di oggi — ha detto — è pretestuosa in quanto, dopo la rivolta del ti maggio, tutte le promesse fatte erano state mantenute. Il vitto, infatti, era stato migliorato e già tutte le celle erano state riadattate ». 

Il magistrato ha aggiunto che 105 detenuti saranno trasferiti entro la nottata nelle carceri di Ragusa, Agrigento, Enna e Modica. « Non sono venuto a patti con i detenuti — ha proseguito —, ho promesso solamente che non sarà fatta alcuna ritorsione contro i promotori della rivolta. Se verranno rilevati dei reati saranno perseguiti nei termini di legge.

La Stampa 30 giugno 1971


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