Cassazione conferma: Giovanni Brusca deve rimanere in carcere e non ai domiciliari
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MAFIA 41-BIS Cassazione conferma: Giovanni Brusca deve rimanere in carcere e non ai domiciliari 20/12/2019 

I giudici della Corte di Cassazione confermano la decisione del Tribunale di sorveglianza di Roma: Giovanni Brusca non può andare ai domiciliari, ma deve rimanere in carcere.

Per la concessione dei domiciliari è necessario un "compiuto ravvedimento" e il "pentimento civile" va approfondito e verificato nel tempo. Lo spiega la prima sezione penale della Cassazione nelle motivazioni della sentenza con cui, lo scorso 7 ottobre, ha respinto la richiesta di domiciliari al collaboratore di giustizia Giovanni Brusca, che sconta a Rebibbia 30 anni di carcere, con fine pena nel 2022, per la strage di Capaci ed altri efferati crimini. 

Dna e Dda di Palermo avevano espresso parere favorevole, gli operatori gli riconoscono un percorso di revisione critica, Brusca inoltre ha già usufruito di 80 permessi premio: elementi, assieme al suo "apporto collaborativo molto rilevante", valutati positivamente dal tribunale di sorveglianza di Roma, che però nel marzo scorso ha respinto l'istanza - sottolineando che "non ha ancora percorso davvero il cammino dell'emenda nei confronti delle vittime, del riscatto morale nei riguardo dei familiari" - trovando d'accordo la Suprema Corte. 

Secondo la Cassazione, il tribunale di sorveglianza ha correttamente dedotto l'insussistenza della prova di "un effettivo compiuto ravvedimento", un percorso "attualmente solo intrapreso". Ha compiuto una interpretazione conforme alla giurisprudenza dove sostiene che "lo sforzo di Brusca nel manifestare il suo pentimento civile e il suo intento di riconciliazione nei confronti delle famiglie delle vittime e della società tutta vadano approfonditi e verificati nel corso del tempo". E laddove ritiene che "la gravità dei reati commessi da Brusca e la caratura criminale che lo stesso ha dimostrato nella sua vita di possedere, portino a considerare non ancora acquisita la prova certa e definitiva del suo ravvedimento".

Dunque, il "positivo percorso trattamentale portato avanti da Brusca", continua la Suprema Corte, il "suo 'buon' livello di revisione critica del passato e il comportamento collaborativo da lui tenuto" non sono indici "sufficienti" in relazione al suo "indiscusso spessore criminale". Nella sentenza della Cassazione infatti si ricorda che la "storia criminale di Brusca è senza dubbio unica e senza precedenti", con "più di cento omicidi commessi, con le modalità più cruente, in alcuni casi senza selezionare le vittime, ma colpendo indifferentemente bambini solo per realizzare vendette trasversali, capi mafia, servitori dello Stato, privati cittadini caduti nell'ambito dell'attività stragista", e come, "tra tanti 'uomini d'onore', nessuno avesse realizzato un pari percorso sanguinario, manifestando inusitata violenza e assoluto spregio per il valore della vita umana".


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