La Dda di Palermo ha iscritto nel registro degli indagati la deputata di Italia Viva Giuseppina Occhionero accusata di falso in concorso. Secondo l'accusa, la parlamentare, che lo scorso 5 novembre è stata interrogata dai pm di Palermo, avrebbe fatto passare Antonello Nicosia, poi finito in manette, per suo assistente. In questo modo Nicosia è riuscito ad andare in carcere e parlare con i detenuti anche se non ne aveva diritto. A Nicosia viene invece contestato il concorso in falso aggravato.
Avrebbe fatto passare il Radicale, Antonello Nicosia, fino ad allora conosciuto solo telefonicamente, per suo assistente parlamentare, consentendogli di entrare con lei nelle carceri senza autorizzazione. Solo in un secondo momento, dopo tre ispezioni in istituti di pena siciliani, i due avrebbero formalizzato il rapporto di collaborazione.
Stesso reato è contestato all'esponente Radicale che, però, risponde anche dell'aggravante di aver favorito Cosa nostra e della ben più pesante accusa di associazione mafiosa. L'indagine è delle scorse settimane e ha portato all'arresto, oltre che di Nicosia, del boss di Sciacca Accursio Dimino e di due presunti favoreggiatori. Dall'inchiesta è emerso che, oltre a progettare estorsioni e omicidi, Nicosia, attivista Radicale, sedicente docente universitario, da anni impegnato in battaglie a difesa dei detenuti, entrava e usciva dalle carceri, incontrando anche capimafia al 41 bis, proprio grazie alla Occhionero. I due si erano conosciuti tramite i Radicali Italiani. Il 21 dicembre, dopo aver avuto con Nicosia solo contatti telefonici, la deputata è arrivata a Palermo e ha incontrato Nicosia con cui è andata immediatamente a fare un'ispezione al carcere Pagliarelli. All'ingresso ha dichiarato che era un suo collaboratore: circostanza, hanno accertato i pm anche attraverso indagini alla Camera, falsa. All'epoca, infatti nessun rapporto di lavoro era stato formalizzato. Il giorno successivo i due hanno fatto, con le stesse modalità, visite nelle carceri di Agrigento e Sciacca.
Ai pm che l'hanno sentita come persona informata sui fatti, la donna ha detto di non aver avuto contezza della doppia personalità di Nicosia, formalmente paladino dei diritti dei carcerati, di fatto uomo d'onore che portava all'esterno i messaggi dei boss. Ma le spiegazioni della deputata non hanno convinto i pm che hanno accertato che tra la Occhionero e Nicosia c'era anche una relazione sentimentale.
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