Magistrati, medici, penalisti discutono la riforma. Tutti gli intervenuti hanno giudicato carente il nuovo ordinamento penitenziario, già approvato dal Senato ed ora all'esame della Camera - Altri suggerimenti: centri di lavoro anziché prigioni e libertà provvisoria per i minori di diciassette anni.
Il nuovo ordinamento penitenziario, approvato dal Senato ed attualmente all'esame della Camera, dovrà essere modificato prima del voto definitivo perché lacunoso e incapace, così com'è, di risolvere taluni problemi fondamentali legati alla rieducazione del detenuto.
Questo, in sostanza, il giudizio unanime espresso in un convegno in corso a Roma, sul tema « L'uomo ed il carcere », al quale partecipano studiosi ed esperti di ogni parte d'Italia. Magistrati, psichiatri, penalisti, alti funzionari con lunga esperienza in materia carceraria, pur riconoscendo gli aspetti positivi ed innovatori, hanno espresso forti critiche nei confronti della riforma, mettendo in evidenza i punti che dovrebbero essere approfonditi e quelli che dovrebbero esservi inseriti.
Il convegno, organizzato dai Comitati d'azione per la giustizia, è presieduto dall'on. Giuliano Vassalli (in foto ndr), titolare della cattedra di Diritto penale all'Università di Roma e membro della commissione Giustizia della Camera, che sta conducendo un'indagine conoscitiva sui nostri istituti carcerari prima di affrontare il testo della riforma varato dall'altro ramo del Parlamento.
Numerose sono state le relazioni svolte sull'argomento. Per il prof. Franco Basaglia, direttore dell'ospedale psichiatrico di Colorno, il nuovo ordinamento penitenziario lascia il detenuto completamente estraneo al luogo della sua riabilitazione, alla sua punizione ed alla sua colpa; il detenuto non accetta più una vita in cui sono gli altri a preparargli un ruolo ed una scelta dalla quale è costretto a dipendere interamente. « Ciò che hanno dimostrato le ribellioni dei carcerati negli ultimi due anni, egli ha detto, è il rifiuto del bugliolo, come simbolo di ciò che è concretamente la vita carceraria, ma anche il rifiuto della punizione come ideologia ».
Il dott. Guido Neppi Modona, giudice presso il tribunale di Torino, ha affermato che l'ordinamento penitenziario rappresenta l'ultimo anello di una catena e che non è, quindi, possibile modificarlo senza avere prima riformato il Codice penale e quello di procedura penale. In queste condizioni il disegno di legge giunto all'esame della Camera ricalca lo schema del regolamento fascista del 1931 e, pur avendone eliminato le disposizioni che più contrastavano con la Costituzione, appare superato ed inefficiente nella impostazione generale. Il progetto è, inoltre, del tutto carente circa il problema degli agenti di custodia, ai quali è riservato un trattamento che ne fa sovente degli esclusi alla stessa stregua dei carcerati.
Il dott. Marcello Buonamano, ispettore generale degli istituti di prevenzione e di pena, ha citato, tra gli aspetti positivi della riforma, il regime della « semilibertà, le licenze, la liberazione anticipata, quella condizionale, l'accostamento della disciplina del lavoro carcerario a quello libero. I punti che necessitano, a suo parere, di radicali modifiche riguardano, invece, le attribuzioni degli organi centrali e periferici dell'amministrazione penitenziaria, l'osservazione e il trattamento dei detenuti, l'assistenza post-penitenziaria. « Il compito della Camera si presenta arduo, egli ha concluso, perché il disegno di legge conserva, anche se in tono minore, l'impronta autoritaria e penalistica del vigente regolamento penitenziario. L'ideale sarebbe che il Parlamento elaborasse una «Carta dei diritti del detenuto », lasciando al regolamento la disciplina, le norme di dettaglio ».
Per l'avv. Nino Gaeta il carcere è attualmente una «scuola di delitto »; le conseguenze sono particolarmente gravi per i giovani e per coloro che, in attesa di giudizio, sono sottoposti alla carcerazione preventiva. Il tema degli effetti deleteri, anziché rieducativi, che il carcere provoca, in genere, nei detenuti (anche nei condannati a lievi pene) è stato tra quelli più discussi durante il convegno.
L'aw. Gaeta ha proposto di istituire carceri speciali per la detenzione preventiva e di concedere la libertà provvisoria a tutti i minori di 17 anni. Il sostituto procuratore della Repubblica di Salerno, dott. Marchesiello, («per fare un discorso che non sia ipocrita conviene studiare gli effetti della diseducazione del carcere piuttosto che fantasticare sulle questioni del carcere come centro di rieducazione») ha suggerito di mantenere inalterate le pene, riaffermando così la loro natura punitiva, ma di farle scontare in centri di lavoro anziché nelle carceri.
Il dott. Igino Cappelli, giù dice di sorveglianza del tribunale di Napoli, ha lamentato che la riforma non abbia risolto il problema dei manicomi giudiziari che, a suo giudizio, dovrebbero essere aboliti essendo sufficienti gli istituti psichiatrici ordinari.
La Stampa 11 giugno 1971