Respinta una norma già approvata dal Senato: prevedeva "permessi speciali" per risolvere il problema sessuale dei detenuti Il testo dovrà tornare per l'esame definitivo a Palazzo Madama. La Camera ha approvato stasera il nuovo ordinamento penitenziario. La riforma, che si trascina da un ramo all'altro del Parlamento da tre legislature, ha così compiuto un passo avanti che potrebbe essere decisivo. Sfrondata e corretta in quelle parti che più avevano suscitato dubbi e preoccupazioni circa un'efficace difesa della società dinanzi al dilagare della delinquenza, torna ora al Senato per il voto definitivo. La riforma è stata approvata a scrutinio segreto con 221 voti favorevoli (de, psi, psdi e pri), 69 contrari (missini e liberali) e 144 astenuti (i comunisti). Il testo varato dalla Camera ha subito notevoli mutamenti rispetto a quello approvato, esattamente un anno fa, dai senatori. Restano tuttavia intatti i princìpi ispiratori della riforma attraverso la quale si vuole che la pena, resa più umana, tenda alla rieducazione del reo in modo da renderne possibile il successivo reinserimento nella società, come prescrive l'articolo 27 della Costituzione. La modifica maggiore riguarda i “permessi speciali » di cinque giorni che, secondo il Senato, avrebbero dovuto essere concessi ai detenuti di buona condotta perché potessero mantenere le loro « relazioni umane ». Con questo eufemismo si cercava di risolvere il grave problema sessuale dei carcerati, ma la Camera non ha ritenuto opportuno mantenere la norma per gli inconvenienti che avrebbe potuto originare una simile concessione, non sottoponibile di per sé ad alcun controllo e cautela. Sono stati resi più attenti, invece, i controlli dei colloqui: gli agenti di custodia dovranno tener d'occhio i detenuti ed i loro visitatori, compresi gli avvocati difensori, ma senza poter ascoltare il contenuto dei loro discorsi. Il detenuto dovrà rimborsare le spese per il suo mantenimento, versando una quota della remunerazione per il lavoro compiuto durante la detenzione da stabilire in misura non inferiore ai due terzi delle tariffe sindacali. La riforma contiene disposizioni minuziose sul trattamento dei detenuti e sulle caratteristiche dei penitenziari. Il vestito a strisce è abolito. Le celle dovranno essere ben aerate, riscaldate, illuminate, dotate di servizi igienici riservati e possibilmente non dovranno ospitare più di un detenuto. E' prevista anche una presa di corrente per l'uso del rasoio elettrico (oggi i detenuti possono farsi radere solo dal barbiere, che spesso è un altro detenuto) e si assicura a ciascuno la disponibilità di acqua potabile. I carcerati potranno essere anche autorizzati a telefonare ai familiari e la loro corrispondenza sarà controllata solo su richiesta motivata del magistrato. Salvo contrordine dello stesso magistrato potranno tenere con sé libri e riviste. Il lavoro sarà favorito ed i detenuti potranno chiedere di essere impiegati in occupazioni conformi alle loro attitudini. Saranno assicurate, oltre alla libertà religiosa, le attività culturali, ricreative e sportive. Nella seduta di oggi sono state approvate le ultime disposizioni della riforma. Riguardano i compiti del giudice di sorveglianza, sul servizio sociale, i centri di servizio sociale, l'assistenza alle famiglie dei detenuti e ai detenuti dimessi dal carcere. Per l'attuazione della legge sono stati stanziati, per il 1975, 25 miliardi di lire. Il ministro della Giustizia, qualora ricorrano gravi ed eccezionali motivi di ordine e di sicurezza, ha la facoltà di sospendere, in tutto o in parte, per il periodo strettamente necessario, le regole previste dalla riforma. La Camera ha anche iniziato l'esame di una serie di autorizzazioni a procedere. Contro il parere della speciale giunta, l'assemblea ha concesso, col voto favorevole dei socialisti, dei comunisti e dei repubblicani, quella contro l'onorevole Pompei (de), accusato di concorso nei reati di falsità ideologica aggravata commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici e interesse privato in atti di ufficio. Le altre richieste di autorizzazione a procedere, tra cui quella nei confronti dei deputati missini Petronio e Servello per gli incidenti in cui fu ucciso, a Milano, l'agente Antonio Marino, sono state rinviate alla ripresa dei lavori, fissata per l'8 gennaio.
La Stampa 20 dicembre 1974