Carcere di Alessandria: il medico ucciso era uscito di casa lieto per la prima giornata di sole
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STORIA Carcere di Alessandria: il medico ucciso era uscito di casa lieto per la prima giornata di sole 10/05/1974 

Il dott. Roberto Gandolfi aveva 48 anni, era sposato e padre di due figli di 16 e 14 anni - Gravissimo l'insegnante di matematica Pier Luigi Campi: un proiettile gli ha trapassato il viso.

« Era una persona dolce e buona », dicono all'ospedale di Alessandria del medico Roberto Gandolfi, di 48 anni, ucciso con un colpo alla testa dai tre rivoltosi nel carcere. Sposato, con due figli maschi, di 16 e 14 anni, entrambi frequentano il ginnasio, era medico del carcere da circa tre anni. Aveva sostituito il dottor Franco Baussone, che dopo aver vinto un concorso in un ente statale aveva lasciato il posto vacante.

Nato ad Alessandria era assai conosciuto in città. Avvicinare la moglie è stato impossibile. Si sa solo che stamane, come era sua consuetudine, era partito da casa, in via Savonarola, al centro della città, e aveva raggiunto la sede del carcere in piazza Don Soria verso le 8. A un piantone di guardia, sorridendo, aveva detto: «Finalmente è tornato il sole dopo tanta pioggia ». In ospedale, giunto con la testa sfracellata da un proiettile.

Ferito in modo grave è l'ingegner Vincenzo Rossi, insegnante di topografia nel locale istituto tecnico del carcere. Un proiettile sparato da un detenuto gli ha trapassato il viso sfigurandolo. In un primo momento, infatti, non si sapeva chi fosse, essendo impossibile identificarlo. Ora è in sala operatoria, dove i medici tentano di strapparlo alla morte. L'ingegner Rossi ha 45 anni e ha due figli, un maschio di 17 anni e una femmina di 5.

Gli altri feriti in modo più leggero sono il carabiniere Antonio Maggio, colpito di striscio alla testa, e il carabiniere Gianfranco Cabittu, un sardo giunto da poco nel distretto di Alessandria. Un terzo carabiniere, il capitano Gianni Fichera, è stato colpito di striscio alla mano da un proiettile.

Ricoverate in stato di choc due guardie carcerarie, il brigadiere Francesco Allegrini, un pugliese di 40 anni colpito mesi fa da un infarto e da poco rientrato in servizio, e il vicebrigadiere Vincenzo Capuano, un napoletano di 26 anni.

Gli altri ostaggi rimasti nelle mani dei tre folli detenuti nell'infermeria del carcere sono ancora undici. Uno è il professore di musica Felice Demanuelli, nato 64 anni fa ad Alessandria. Separato dalla moglie, ha un'unica figlia, di 33 anni, insegnante a Tortona. La giovane donna seguiva affranta l'andamento della tragica storia da un bar di fronte al carcere. « Papà, cosa ti faranno? », continuava a ripetere. Altro ostaggio in mano ai tre è l'assistente sociale Graziella Giarola Vassallo, di 30 anni, nata a Casale e da tempo trasferita ad Alessandria. Era distaccata presso la procura della Repubblica con il compito di « reinserire gli ex carcerati nella società ». Don Mario Martinengo, invece, insegna religione nel carcere e fa parte della comunità di San Paolo, un gruppo di quattro preti aperti ai problemi sociali. E' nato 42 anni fa nel sobborgo di San Michele, alle porte della città, e lì vivono ancora i suoi anziani genitori. L'altro ostaggio è l'insegnante Pier Luigi Campi, di 46 anni, sposato.

Le guardie carcerarie che ancora a tarda notte sono in mano ai rivoltosi sono l'appuntato Sebastiano Gaeta, di 48 anni, napoletano; l'appuntato Eugenio Apra, un calabrese di 54 anni; il brigadiere Gennaro Cantiello, un campano di 40 anni; l'appuntato Andrea Tuia, sardo, 54 anni; l'appuntato Pietro Caporaso, 42 anni, anche lui nativo della Campania.

Altri due del corpo insegnante in mano ai detenuti sono il prof. Francesco Ferraris e il prof. Clemente Gai, quest'ultimo docente di estimo. Entrambi sono nati ad Alessandria.

La Stampa 10 maggio 1974


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