Capo DAP Petralia: voglio visitare tutti gli istituti penitenziari
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NOTIZIE Capo DAP Petralia: voglio visitare tutti gli istituti penitenziari 09/07/2020 

"Come ho già avuto modo di anticipare, è mia ferma determinazione visitare tutti gli istituti penitenziari. È iniziato il mio giro ricognitivo in qualche istituto, ma ho già avuto la possibilità di riscontrare in più occasioni, anche prima da magistrato, quanto importante sia l’opera della Polizia Penitenziaria al loro interno."

Lo ha scritto nel suo discorso per celebrare i 203 anni di fondazione del Corpo di Polizia Penitenziaria, il Capo DAP Bernardo Petralia.

 

IL TESTO COMPLETO DEL CAPO DAP PETRALIA PER I 203 ANNI DELLA POLIZIA PENITENZIARIA

“Il 203° anniversario della fondazione del Corpo della Polizia Penitenziaria cade in un momento ancora delicato ed irrisolto sotto l’aspetto sanitario.

Un flagello che ha coinvolto l’intero Paese, l’Europa, il Mondo, costringendo tutti ad un estremo rigore personale, a privazioni severe nei movimenti e nei rapporti e che, pur non risparmiando l’universo carcerario, in esso non ha raggiunto vette di quel gravissimo allarme che ha afflitto alcune aree soprattutto settentrionali d’Italia.

E se ciò è accaduto lo si deve anche e soprattutto all’accurata dedizione e al rigoroso rispetto delle regole sanitarie e organizzative che voi, donne e uomini della Polizia Penitenziaria, avete saputo dare a voi stessi e alle vostre famiglie. Uno scrupolo che, pur mescolato ai timori di un contagio, non vi ha fatto indietreggiare di un passo dagli impegni d’istituto al servizio della sicurezza e della legalità.

E’ bene ricordare che il ruolo di alta specializzazione che la Polizia Penitenziaria svolge all’interno degli istituti non racchiude solo compiti formali di sorveglianza e garanzia della sicurezza, ma, proprio per la unicità di quel ruolo, il suo contenuto di valore riguarda piuttosto il “come” esso viene svolto nel difficile contesto carcerario.

Un “come” che si declina nella carica di rigore professionale e umano che ogni appartenente al Corpo mette nel proprio lavoro. Una carica che spinge alla ricerca della più minuziosa conoscenza del contesto, finalizzata alla migliore attenzione possibile, ad una disciplina interiore che funge da volano e da radar capace di intercettare azioni e propositi illeciti o anche semplicemente infedeli e trasgressivi da parte della popolazione detenuta.

Come ho già avuto modo di anticipare, è mia ferma determinazione visitare tutti gli istituti penitenziari. È iniziato il mio giro ricognitivo in qualche istituto, ma ho già avuto la possibilità di riscontrare in più occasioni, anche prima da magistrato, quanto importante sia l’opera della Polizia Penitenziaria al loro interno. Un’opera che è garanzia di sicurezza a tutti i livelli: dal ruolo tipico della sorveglianza all’interno delle sezioni detentive ai delicati compiti di traduzione e piantonamento, dalle attività di indagine, anche antimafia, e di polizia giudiziaria a quella non meno essenziale di silenti e scrupolosi osservatori di detenuti in regime di alta sicurezza o sottoposti al 41bis, dalle mansioni dei ruoli tecnici alle attività connesse alle iniziative trattamentali; aspetti che raggiungono tutti l’obiettivo di garantire sicurezza all’intera società civile.

Oltre l’uniforme che anch’io sento di indossare, ho conosciuto pure il cuore dei poliziotti penitenziari: ne sento le vibrazioni ogni volta che chiamo i vari comandanti – cosa che faccio giornalmente – per esprimere vicinanza, solidarietà e per congratularmi per l’operato dei loro uomini, assicurando loro che mi recherò presto in ogni istituto a stringere personalmente la mano a chi, nel semplice svolgimento del dovere, ha subito aggressioni lesive e a chi ha salvato vite umane da tentativi autolesionistici anche drastici.

E quando ascolto le loro parole, tutti – ripeto, tutti indistintamente – grati per il gesto, mi descrivono i loro uomini con note affettuose e riconoscenti, ribadendo con orgoglio l’appartenenza al nostro Corpo.

Ecco, sto imparando, giorno dopo giorno, a conoscere ed apprezzare la Polizia Penitenziaria non solo per il lavoro che svolge quotidianamente con abnegazione e senso dello Stato, ma anche per questo spirito di corpo, questo attaccamento alla divisa, questo legame fortissimo che avverto ogni volta che incontro e parlo con ognuno di voi.

È una sensazione per la quale sento di esprimervi la mia personale gratitudine e che mi rende orgoglioso di rappresentare il Corpo, cosa che mi impegno a continuare a fare con fierezza, nel pieno rispetto delle attribuzioni assegnate al mio ruolo, fino all’ultimo giorno in cui sarò alla guida del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria”.

 


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